La recente decisione del CdA dell’AIFA (Agenzia del Farmaco Italiana) e degli esperti delle Regioni di poter rendere gratuita la distribuzione delle pillole per contraccezione ormonale alle donne di età inferiore a 26 anni risulta assolutamente inappropriata per le seguenti ragioni.
Distogliere ulteriori risorse al SSN già in grave difficoltà nel garantire le cure di base – controlli clinici, esami di laboratorio, ecografie, TAC, RMN – ai cittadini, è un evidente danno alla sanità pubblica, un inaccettabile aggravio per le persone malate più fragili e meno abbienti.
Di contro, i dati riportati nelle Relazioni del Ministero della Salute al Parlamento Italiano sulla Legge 194/78 negli ultimi due anni censiti, 2020 e 2021, e quelli del Rapporto Osmed 2021, evidenziano che il tasso di abortività nelle fasce di età delle donne comprese tra i 15 e i 24 anni è aumentato a livello nazionale e, paradossalmente, proprio in quelle Regioni che già da diversi anni distribuiscono gratuitamente le pillole estroprogestiniche (E.P.) alle donne sotto i 26 anni (Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Puglia e Piemonte) e in quelle con maggior consumo di pillole E.P. (Sardegna e Liguria); l’Umbria, la terza Regione per numero di Consultori pubblici (2,9/10.000 donne di 15-49 aa.), ha fatto registrare il maggior incremento percentuale delle Interruzioni Volontarie della Gravidanza (IVG) nel 2021 rispetto al 2020.
Alla luce di questi dati inoppugnabili non riusciamo a comprendere il motivo per cui il Cda dell’AIFA tra le sue priorità ponga la distribuzione gratuita delle pillole E.P. alle utenti di età inferiore a 26 anni e non quella di ridurre i prezzi di vendita di tanti farmaci necessari per curare i cittadini italiani o di inserirli nell’elenco dei farmaci prescrivibili dal SSN.
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