L’ACCANIMENTO IDEOLOGICO DIMENTICA ANCHE LA SALUTE FISICA E PSICOLOGICA DELLE DONNE

 

 La decisione sulla possibilità di consentire l’uso della pillola abortiva RU486 nei Consultori Familiari in regime ambulatoriale, mostra un accanimento ideologico contro le figure più fragili nel mondo dell’aborto volontario: la madre e l’embrione. Questa proposta è da rigettare totalmente nel merito e nel metodo.
Nel merito: contro la madre si disattende completamente ciò che la scienza da 30 anni ha prodotto con studi rigorosi sull’impatto dell’aborto volontario sulla salute psicologica e la successiva ripresa della capacità gestazionale. L’aborto con la RU486 esce dalla sfera del pubblico per entrare sempre più nei meandri del privato e della solitudine: la procedura infatti viene a gravare sul piano psicologico, pesantemente, sulla donna già “gravata” da una tragica decisione. Nel metodo: la letteratura si è espressa sulla pericolosità 10 volte superiore della RU486 rispetto all’aborto chirurgico (Bartlett L.A. et Al Obstet. Gynaecol. 103 (4:729-37, 2004) e soprattutto in relazione alle gravi complicanze di ordine medico sanitario: 676 segnalazioni del FDA, di cui 17 gravidanze extrauterine, 72 casi di gravi emorragie, 637 casi di effetti collaterali su 607 pazienti (Gary et Al Ann. Pharmacoth, Feb 2006) e 29 morti accertate nel mondo occidentale (New England Journal Medicine 354:15 April 13, 2006). Anche nella recente relazione al Parlamento sull’attuazione della legge 194 sono stati riferiti due episodi di mortalità materna. Per l’embrione si disattende tutto il protagonismo biologico, immunologico, ormonale e la sua relazionalità con la madre da cui dipende l’evoluzione e la nascita di gravi complicazioni nell’infanzia, nell’adolescenza e nella vita adulta (“L’embrione è un attivo orchestratore del suo impianto e del suo destino” – British Medical Journal, Editoriale Nov 2000; “Your destiny from day one” – H. Pearson – Nature Vol. 418, 4 luglio 2002; “Maternal communications with gametes and embryos: a complex interactome” – A. Fazeli and E. Pewsey – Briefings in functional genomiocs and proteomics – Vol. 7 – 2 111-118 2008). Contro questa cultura che banalizza il patrimonio delle conoscenze e utilizza la scienza contro le figure più fragili, i ginecologi dell’AIGOC bollano questa sperimentazione, ideologicamente fondata, come una procedura senza i requisiti minimi di tutela della madre e del concepito e come tale non solo antiscientifica ma anche antiumana.

 

Per visualizzare il Comunicato n.5del7aprile2017Clicca Qui

 

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