Alla ricerca dei “legittimi proprietari” O dei loro genitori biologici? Comunicato n. 4 del 8 marzo 2017

Alla ricerca dei “legittimi proprietari” O dei loro genitori biologici?

 

La notizia data dalla stampa il 27 febbraio u.s. del dissequestro di circa 500 embrioni per ordine del Tribunale del Riesame di Milano, un tempo custoditi presso la clinica di Antinori ci pone di fronte alle drammatiche conseguenze della legge 40/2004 e delle successive liberalizzazioni operate dalla Corte Costituzionale.
La terminologia usata per descrivere l’opera della pm, che ha fatto ricorso in Cassazione contro il dissequestro: ricostruire chi siano i “legittimi proprietari” ed a stabilire a chi vadano restituiti gli ovuli fecondati, ci fa comprendere lo stato di degrado culturale cui siamo giunti in meno di 13 anni di fecondazione extracorporea di stato.
R. G. Edwards, pioniere della fecondazione extracorporea e premio Nobel per la Medicina, già nel 1981 non aveva dubbi nel definire lo zigote “microscopico essere umano nelle primissime fasi del suo sviluppo” (R.G. Edwards-P. G. Steptoe, A mater of life, London, 1981, pag.101).
Il Comitato Nazionale per la Bioetica il 22 giugno 1996 all’unanimità ha affermato che “l’embrione è uno di noi”, “gli embrioni non sono mero materiale biologico, meri insieme di cellule: sono segno di una presenza umana, che merita rispetto e tutela”.
La Corte Europea di Giustizia di Lussemburgo per sgombrare il campo da ogni possibile dubbio futuro il 18 ottobre 2011 ha dato una definizione ampia di embrione umano “costituisce un embrione umano qualunque ovulo umano fin dalla fecondazione, qualunque ovulo umano non fecondato in cui sia impiantato il nucleo di una cellula umana matura e qualunque ovulo umano non fecondato che, attraverso partenogenesi, sia indotto a dividersi e svilupparsi” ed ha sentenziato che “Nessun brevetto può essere concesso a procedure che utilizzino embrioni umani o che comunque ne presuppongano la preventiva distruzione”.
Alla luce di queste tre citazioni ci chiediamo come si fa a parlare di “legittimi proprietari” e non si parli invece di genitori biologici che hanno responsabilità nei confronti dei figli che con il loro consenso sono stati prodotti?
La Corte Costituzionale semplicisticamente con la sentenza n.151 del 31 marzo 2009 ha tolto il limite dei tre embrioni da produrre e da impiantare simultaneamente nell’utero della donna richiedente (art. 14 legge 40), e non ha minimamente preso in considerazione il fatto che con tale atto dava il via libera alla crioconservazione incontrollata, incondizionata e sempre crescente degli embrioni e che per evitare questo bisognava fare almeno una raccomandazione al Parlamento di regolamentare l’accesso alla crioconservazione degli embrioni responsabilizzando i richiedenti sul rispetto e la tutela dovuti a questi loro figli temporaneamente sospesi nell’azoto liquido.
Noi come AIGOC nell’opuscolo inviato a tutti i Parlamentari il 23 settembre 2014 abbiamo richiamato l’attenzione su questo argomento e sul come limitare il rischio di un incontrollato ricorso alla crioconservazione, ma evidentemente gli interessi dei sostenitori della fecondazione extracorporea sono più forti e stringenti del rispetto e della tutela dovuta ad ogni essere umano.
L’altro aspetto preoccupante ed inconcepibile in uno stato di diritto è il venire a conoscenza – il sospetto ce l’avevamo già e più volte lo abbiamo segnalato nei comunicati stampa sulle annuali relazioni al Parlamento del Ministro della Salute sulla legge 40/2004 – che c’è una difficoltà nel reperire le informazioni necessarie a rintracciare le “donatrici”, cioè che non esiste all’interno della clinica un registro dal quale si può scoprire chi è il padre biologico e la madre biologica e chi sono i genitori committenti di ogni embrione crioconservato.
Se non esistono in ogni centro autorizzato tali registri, se ogni provetta contenente un singolo embrione crioconservato non sia contrassegnata da un codice identificativo che consenta di conoscere – quando si ha necessità – i dati sopra elencati, se di ogni zigote prodotto non c’è una scheda che indichi chiaramente tutto l’iter compiuto e che fine ha fatto se non è stato trasferito in utero o crioconservato, come si fa a fare dei controlli seri e ad affermare che tutto si svolge nel rispetto della legge?
Se tenessimo in debita considerazione il fatto che questi embrioni sequestrati-dissequestrati  più volte  non sono materiale biologico, oggetti/cose, ma “microscopici esseri umani nelle primissime fasi del loro sviluppo”, che secondo la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani hanno la nostra stessa dignità, inerente ad ogni membro della famiglia umana, certamente sia il linguaggio usato che i provvedimenti sarebbero totalmente diversi  ed i Parlamentari sentirebbero il dovere di rispettare e tutelare questi  nostri microscopici fratelli più deboli e indifesi.

 

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