Diocesi: San Marino-Montefeltro, venerdì 26 gennaio a Domagnano incontro su “Questo è un uomo. Teniamone conto quando si parla di aborto”

23-01-18

Sarà “Questo è un uomo. Teniamone conto quando si parla di aborto” il tema dell’incontro in programma per venerdì 26 gennaio, a Domegnano, nella Repubblica di San Marino. Alle 20.30, presso la sala Montelupo, interverranno Angelo Francesco Filardo, vicepresidente Associazione italiana ginecologi ostetrici cattolici (Aigoc), Tommaso Scandroglio, docente di etica e bioetica all’Università Europea di Roma, Cinzia Baccaglini, psicologa e psicoterapeuta specialista in disturbi traumatici post aborto, Maristella Paiar, avvocato dell’associazione Giuristi per la vita, e Gabriele Raschi, docente di etica e bioetica. L’incontro – promosso dalla Fondazione Santo Marino e da Giuristi per la vita, in collaborazione con associazioni e aggregazioni laicali della diocesi di San Marino-Montefeltro – si inserisce nell’ambito degli “80 giorni per la vita”, che la diocesi ha pensato per sensibilizzare sulla questione dell’aborto e segue l’incontro con Gianna Jessen, che – si legge in una nota – “ha mostrato che cosa sarebbe potuto accadere con questa giovane stupenda, se solo l’aborto salino avesse fatto il suo corso”. La conferenza del 26 gennaio vuole “fare chiarezza su un argomento – la difesa della vita umana – che non ha bisogno di slogan né di prese di posizione acritiche”. Secondo gli organizzatori, “c’è bisogno di conoscere la realtà dei fatti, sia per quanto riguarda l’aborto sia per le conseguenze nella vita della donna che subisce tale pratica”.

«Una missione possibile», buon risultato per l’incontro del Movimento per la Vita di Rieti

27-10-17

Il Centro di Aiuto alla Vita del Movimento per la Vita di Rieti impegnato  in un percorso di formazione ed approfondimento intorno alle ragioni da sostenere  perché la vita sia accolta sin dal concepimento fino alla sua fine naturale.

“Una missione possibile” il titolo dell’incontro svoltosi il 14 ottobre presso l’accogliente sede del complesso Casa del Buon Pastore in via del Terminillo al quale hanno partecipato gli aderenti alla realtà associativa  che è  presente sul territorio con varie iniziative  anche presso scuole della Provincia,  con spirito di prossimità diffusa e di cooperazione con varie realtà aggregative anche  attraverso il proprio Punto Vita. La vita del concepito, come “Uno di noi”, è stato il tema centrale dell’incontro.

Il Dott. Alberto Virgolino, medico ginecologo, Presidente del Movimento e Centro di Aiuto alla Vita di Terni e Membro A.I.G.O.C.(associazione italiana Ginecologi e ostetrici cattolici), ha sviluppato le problematiche legate all’aborto nascosto in termini di prevenzione trattando il tema: ”Quale prevenzione per l’aborto nascosto e per l’aborto terapeutico”. Il fenomeno della deospedalizzazione dell’aborto chimico con la diffusione della assunzione di prodotti medicinali, ritenuti contraccettivi, ma in realtà abortivi, al di fuori delle strutture ospedaliere e dunque addirittura in contrasto aperto con la stessa legge n. 194/78 introduttiva della IVG e la legge n. 405/1975 istitutiva dei consultori familiari ai quali essa assegna anche il compito di fornire alle gestanti informazione ed assistenza per contribuire a far superare le cause che potrebbero indurre la donna ad abortire. Il valore della vita di ogni essere umano già dal momento del concepimento ed il progresso straordinario della medicina per la possibilità di cura intrauterina del figlio diagnosticato imperfetto.

L’Ing. Roberto Bennati Pres.te della Federazione MPV-CAV del Lazio e Vice presidente nazionale del MPV Italiano ha ricordato nella relazione su “Il Movimento per la Vita da 40 anni per una cultura dell’accoglienza” l’escursus storico della vita del Movimento, le ragioni, le idealità e l’impegno profuso per la diffusione di una sana cultura in difesa della vita dal suo nascere alla sua naturale fine, con le opere concretamente svolte a sostegno di donne in difficoltà per varie ragioni nell’accoglienza di un figlio. Case di accoglienza, centri di aiuto alla vita, servizi SOS Vita per le mamme a rischio di aborto per motivi non legati alla propria volontà a causa anche di difficoltà economiche o per ignoranza. Testimonianza di accoglienza da parte di varie realtà nel Lazio tra cui la Casa di accoglienza  di Viterbo di cui è presidente l’arch. Maria Fanti.

La presenza del vescovo Domenico Pompili  ha onorato la realtà associativa  manifestando nell’intervento introduttivo, apprezzamento per l’impegno che i volontari dispiegano  nel portare avanti una missione prioritaria che è quella di difendere il valore di ogni vita umana a cominciare da quella più indifesa costituita dal bambino non ancora nato. Un incoraggiamento a proseguire nella testimonianza con opere concrete rendendo sempre più visibili e comprensibili le ragioni di questa missione.

In conclusione, un cammino intensificato nel mese missionario, come spiega la presidente del Movimento d.ssa Maria Laura Petrongari Andreani, con momenti di riflessione ed approfondimento sia sotto il profilo scientifico che etico sui temi cari al Movimento nella consapevolezza che la responsabilità individuale e collettiva passa attraverso la conoscenza, lo studio dei problemi e il dialogo tra posizioni anche diverse per poter fare scelte consapevoli: costruire condizioni di speranza per una nuova umanità. Tutelare il bene più prezioso che abbiamo che è la vita.

I lavori del Mpv sono proseguiti nel pomeriggio in seno alla assemblea della Federazione Regionale.

http://www.frontierarieti.com/wordpress/una-missione-possibile/

 

Fallimenti alti e 160mila embrioni sacrificati

di Marco Guerra

15-07-17

Il Ministro della Salute presenta la relazione annuale sulla legge 40. Nessun dato sulle spese sostenute dalle regioni per l’acquisto di ovuli e di seme dall’estero e molti dubbi sulle donatrici estere. Le percentuali di successo sono del 15,92 % mentre c’è un incremento degli embrioni “sacrificati” che sale a 160mila. E’ uno dei frutti della sentenza che ha sdoganato l’eterologa riportando tutto al far west riproduttivo che la legge 40 mirava a cancellare.

Da quando i tribunali italiani hanno smontato la legge 40 del 2004 sulla procreazione medicalmente assistita l’Italia è ripiombata in un far west in cui le tecniche di fecondazione omologa e eterologa sono regolamentate per molti aspetti dalle singole regioni. Per farsi un idea del fenomeno è quindi necessario prendere in esame la relazione annuale al Parlamento del Ministro della Salute sull’applicazione della legge 40. L’ultima, presentata lo scorso 5 luglio, è stata definita dall’Associazione Italiana Ginecologi e Ostetrici Cattolici (A.I.G.O.C.) un vero e proprio “bollettino di guerra”.

Aigoc ricorda anzitutto che le tecniche di fecondazione extracorporea vengono “praticate in Italia prevalentemente a spese dei contribuenti italiani essendo state inserite nei livelli essenziali di assistenza pur non essendo terapie della sterilità ed infertilità di coppia e pur non avendo un’efficacia tale da giustificare il loro diffuso impiego a spese dei contribuenti (solo il 15,92% delle coppie che si sottopongono a tali tecniche riesce ad avere uno o più figli in braccio dopo uno o più cicli praticati nello stesso anno)”.

A tal proposito vale la pena ricordare che nel 2014 fu emessa la sentenza della Corte Costituzionale che ha reso possibile tentare di avere un bambino con gli ovuli di un’altra donna e il seme di un altro uomo esterni alla coppia. Poi dal gennaio 2016 i nuovi Lea (livelli essenziali di assistenza) hanno previsto che tra le prestazioni sanitarie che il sistema nazionale deve fornire gratuitamente c’è anche la fecondazione eterologa e nel frattempo alcune regioni già avevano provveduto a fornire questo servizio. Un paradosso se si considera che molti farmaci per la cura dell’epatite C non sono mutuabili e che per avviare un’adozione una coppia è costretta a spendere diverse migliaia di euro.

In questa cornice, risulta quanto meno opaco il fatto che la relazione presentata al Palamento non riporti alcun dato sulle spese sostenute dalle regioni per l’acquisto di ovuli e di seme dall’estero; procedimento non eludibile visto e considerato le pressoché inesistenti donazioni (l’articolo 12 della legge 40 vieta la compravendita di gameti) provenienti da uomini e donne italiane che, anche secondo diversi sondaggi sul tema,  sono culturalmente contrari all’idea di spargere in giro le loro cellule riproduttive per dare vita a figli che non conosceranno mai.

Fatto sta che la ricerca di ovuli all’estero è stata condotta anche dalle singole strutture sanitarie, come testimonia un avviso di gara del 29 ottobre 2014 pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea dall’Ospedale Careggi di Firenze: «L’azienda ospedaliera universitaria Careggi intende conoscere quali istituti, in possesso dei necessari requisiti, sono interessati a collaborare, all’occorrenza, per l’approvvigionamento di gameti».

Ma se sui costi del servizio il documento presentato alle aule parlamentari è completamente carente, offre invece una discreta panoramica circa le coppie trattate, gli embrioni trasferiti e quelli nati vivi. Gli ultimi dati disponibili sono quelli relativi al 2015, anno in cui per la prima vota sono stati conteggiati anche i primi casi di inseminazione eterologa.

Ebbene le coppie sottoposte ai trattamenti sono poco meno di 60.000, di cui circa 2100 con eterologa;  il numero di embrioni trasferiti ammonta a 98.120 e i nati vivi sono solo 11.029, in termini percentuali appena 15,92 %, ovvero meno di una coppia su sei riesce da avere un bambino alla fine di tutti i trattamenti per la fecondazione extracorporea. Quello che poi fa impressione è il numero degli embrioni che la ricerca definisce “sacrificati”, tra questi gli ovociti inseminati non trasferiti e gli embrioni crioconservati e poi scongelati.

Numeri che sono stati elaborati dal vicepresidente di Aigoc, il dott. Angelo Francesco Filardo, il quale ha evidenziato che sottraendo i nati vivi (11.029) e quelli rimasti crioconservati (34.490) dalla cifra totale degli embrioni prodotti risultata che circa 160.000 di questi sono stati “sacrificati”. Si tratta di un numero in aumento rispetto al 2014 (149.953). Tra altro, in un comunicato ufficiale gli ostetrici e ginecologi cattolici sostegno che “tale cifra non rispecchia la realtà perché i dati offerti sulle fecondazioni eterologhe sono molto carenti e non permettono di risalire al numero totale effettivo di embrioni prodotti per cui è stato preso per buono il numero di 3.924 embrioni trasferiti in utero, che è molto basso rispetto ai 21.476 ovociti ed ai 1.161 embrioni importati dalla Danimarca, Grecia, Rep. Ceca, Spagna, Svizzera (la cifra più verosimile si aggira sui 168.200)!”.

“Ci sorprende e ci lascia perplessi la grande generosità delle “donatrici” straniere, che hanno “offerto” la stragrande maggioranza degli ovociti utilizzati nel 2015 per le fecondazioni eterologhe – si legge ancora nella nota dell’Aigoc – richiedendo la ovodonazione una stimolazione ovarica per far maturare più ovociti (in media 6,9) ed un prelievo degli stessi”.

In effetti la relazione non spiega come avvengono all’estero quelle che per la legge italiana dovrebbero essere delle semplici donazioni. Lo scambio in denaro dovrebbe avvenire solo a titolo di rimborso spese, ma non è mai stata stabilita qual è la consistenza di tale rimborso.

Un altro aspetto allarmante è l’aumento della crioconservazione. Nel 2015 sono stati criopreservati  34.490 embrioni, il 31% dei cosiddetti embrioni prodotti e trasferibili con punte del 55,8% nel Lazio, del 49% nella Provincia autonoma di Bolzano e del 41,2% in Umbria mentre ne sono stati scongelati solo 20.444. Su questo versante le coppie e le strutture ospedaliere che si occupano di procreazione in vitro sono state deresponsabilizzate dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 151/2009, che ha tolto il divieto della produzione al massimo di tre embrioni da trasferire simultaneamente in utero.

Da parte loro, denunciano i ginecologi cattolici, il Parlamento ed il Governo non si sono  preoccupati di arginare questa anarchia riproduttiva, varando nuove linee guida che impediscano  la sovrapproduzione incontrollata di embrioni. In realtà nell’agosto del 2015 queste linee guida sono state elaborate, ma per forza di cose si sono dovute limitare a recepire la sentenza del 2009 che fissa la produzione di embrioni in un numero “strettamente necessario” stabilito dal medico che segue la coppia. Insomma di fatto la politica la politica è stata esautorata dalla magistratura, la quale ha elaborato una dicitura così vaga che ora viene aggirata sia dalle cliniche private sia dagli ospedali pubblici che hanno tutti gli interessi a congelare più embrioni possibili. Va da se che si tratta di vite umane in nuce che non possono essere lasciate sospese a tempo indeterminato nell’azoto liquido come oggetti inutili.

http://www.lanuovabq.it/it/fallimenti-alti-e-160mila-embrioni-sacrificati

 

Sì alla fertilità, ma non con ogni mezzo

Il 22 settembre sarà il Fertility Day. Il parere del dott. Angelo Filardo dell’Associazione ginecologi cattolici

Continua ad aumentare in Italia il numero di embrioni “sacrificati” per consentire la fecondazione “extra-corporea”, fenomeno che va letto in concomitanza con l’aumento di donne ultra-40enni che decidono di avere un figlio. È il dato che risulta dalla recente relazione annuale fatta, di fronte al Parlamento, dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin.

Intanto, per promuovere un’inversione di tendenza rispetto al calo demografico nel nostro Paese, lo stesso Ministero ha lanciato per il 22 settembre il primo Fertility Day. Notizia in sé positiva, ma che – nell’ottica delle attuali tendenze del “mercato” della vita nascente – potrebbe finire per promuovere un modello distorto.
“Ci auguriamo – scrive infatti il dott. Angelo Filardo, vice presidente nazionale dell’Aigoc (Associazione ginecologi e ostetrici cattolici) – che il Fertility Day non diventi una vetrina delle tecniche e dei centri di riproduzione umana, ma che sia un momento di riscoperta della bellezza della fertilità umana e del bisogno improcrastinabile di conoscerla, preservarla dai numerosi rischi presenti nel nostro tempo, rispettare i ritmi in essa presenti, mettendo i giovani in condizioni di poter procreare nell’età migliore, imparare a conoscere e utilizzare le informazioni che essa ci offre secondo i bisogni della coppia (ottenere, rinviare o evitare la gravidanza), valorizzando i metodi naturali di regolazione naturale della famiglia, che oltre a essere molto efficaci, scientificamente provati, ecologici, vengono insegnati gratuitamente”.
Quanto alla relazione del ministro Lorenzin sull’attuazione della legge 40/2004 nell’anno 2014 – osserva ancora Filardo -, si registra “una significativa impennata rispetto agli anni precedenti del numero di embrioni sacrificati, 149.950, e degli embrioni crioconservati, 28.757! Questi 149.950 rappresentano l’altissimo costo in vite umane delle tecniche di fecondazione extracorporea, che le rende umanamente inaccettabili, e che viene ancora poco considerato dai nostri parlamentari, dal ministro della Salute, dal Governo, dai mass media, da tanti medici e dagli educatori”.
E ancora: deve far riflettere “il significativo aumento delle donne con età superiore a 40 anni che si sono sottoposte a queste tecniche; per cui l’età media delle donne nel 2014 è stata 36,7 anni, con un aumento progressivo delle pazienti con più di 40 anni che iniziano un ciclo con le tecniche a fresco (32,9% nel 2014, rispetto al 31,0% nel 2013, e al 20,7% del 2005)”.

E in Umbria? In generale, “i dati relativi alle singole regioni contenuti nella Relazione ministeriale non sono dettagliati e contengono meno informazioni di quelli cumulativi, per cui non è possibile calcolare esattamente il numero totale di embrioni sacrificati in Umbria nel 2014. Infatti i 681 riportati nella tabella 3.4.26 sarebbero solo il 66% di tutti gli ovociti fecondati (tabella 3.4.13), per cui potrebbero essere 1.032. Mancano, inoltre, dati certi sul numero di embrioni trasferiti in utero, in particolare dopo lo scongelamento di embrioni”.
Seppure “apparentemente i dati umbri sembrerebbero più favorevoli rispetto a quelli nazionali, tale dato è negativamente influenzato dal numero delle coppie trattate e dalla carenza dei dati offerti”.
L’età media delle donne che hanno fatto ricorso alla fecondazione in vitro in Umbria è di circa 37 anni. anni. Le coppie che hanno avuto almeno un figlio in braccio sono 67 (il 18,81% delle coppie trattate, il 16,3% dei cicli iniziati)”.

Sì alla fertilità, ma non con ogni mezzo

 

In occasione della 6° Marcia per la Vita di Roma, convegno alla LUMSA

organizzato da Vita Umana Internazionale e il Comitato Verità e Vita,

si terrà il giorno prima della marcia a Roma

Per la Vita senza compromessi” è il titolo del convegno che sabato 7 maggio, a partire dalle 14.30, precederà la 6° Marcia Nazionale per la Vita di Roma – prevista la mattina di domenica 8 maggio – e si svolgerà nell’Aula Magna della Libera Università Maria Santissima Assunta (LUMSA), in via di Borgo Sant’Angelo 13.

Promosso da Vita Umana Internazionale (ufficio di Roma di Human Life International) e dal Comitato Verità e Vita, il convegno offrirà ai partecipanti l’opportunità di riflettere sul tema della vita umana innocente e sulla dignità di ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale. Il convegno, come affermano gli organizzatori, “è un’occasione per svegliare le coscienze assopite e per mobilitarle in un improcastinabile impegno culturale di ricostruzione della cultura della vita e nella battaglia per contrastare la legalizzazione di altri attentati alla vita umana debole ed indifesa e di distruzione della famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna”.

“Nonostante la chiarezza del Magistero della Chiesa Cattolica, che non ammette compromessi quando si tratta con principi morali fondamentali” – affermano gli organizzatori – “in questi ultimi 50 anni più di una volta il compromesso, la ricerca del male minore, la conservazione del potere e/o di privilegi hanno condotto l’Italia su un piano inclinato etico spaventoso e molto pericoloso perché oltre all’approvazione di leggi ingiuste (divorzio, aborto volontario, fecondazione extracorporea, divorzio breve, indottrinamento gender nelle scuole, …) si registra un’assuefazione della maggior parte dei cittadini a queste leggi ed alle stragi da esse determinate”.

Il convegno, che si svolgerà interamente in lingua italiana, vedrà tra i relatori principali, Angelo Filardo, Ginecologo, Presidente del Comitato Verità e Vita e Segretario Naz. Associazione Italiana Ginecologi Ostetrici Cattolici (AIGOC), che tratterà il tema degli Attentati alla vita nascente; Giacomo Rocchi, Magistrato della Corte di Cassazione, che illustrerà le Applicazioni giurisprudenziali in atto sulla vita umana; Maria Pia Baccari, Docente di Diritto Romano presso la LUMSA, che ripercorrerà la Storia e attualità della “Curator Ventris” e Stefano Fontana, Direttore della Rivista Diocesana “Vita Nuova” di Trieste e Direttore dell’Osservatorio Internazionale “Card. Van Thuân”, che terrà la relazione Sull’indisponibilità non si può trattare.

Tra i prelati presenti al convegno da segnalare Mons. Luigi Negri, Arcivescovo della Diocesi di Ferrara Comacchio e Abate di Pomposa, che terrà la relazione su Quale educazione ai principi senza compromessi; Mons. Livio Melina, Preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia, che spiegherà Profezia e attualità della Humanae Vitae quasi 50 anni dopo e Don Stefano Tardani, Fondatore del Movimento dell’Amore Familiare, che toccherà il tema La dimensione spirituale della persona. Apriranno il Convegno Don Francesco Giordano, Direttore di Vita Umana Internazionale (ufficio di Roma di Human Life International), e Don Shenan Boquet, Presidente di Human Life International, che darà un respiro internazionale all’evento.

I lavori inizieranno alle 14.30 nell’Aula Magna della Lumsa, per terminare alle 19.30.

PER LA VITA SENZA COMPROMESSI

Prima della prossima Marcia Per la Vita, che si terrà a Roma l’8 maggio, è stato organizzato un Convegno Nazionale dal Comitato Verità e Vita, insieme a Vita Umana Internazionale (VUI )

Il convegno si svolgerà sabato 7 maggio 2016, alle 15:00,  a Roma nell’Aula Magna dell’Università LUMSA.

E’ stato adottato un titolo che è lo stesso slogan della Marcia per la Vita per sottolineare la stretta continuità del Convegno con la Marcia e la ricerca di unità/comunione nel variegato mondo pro life, che secondo noi la Marcia per la Vita deve far crescere anno dopo anno.

Inoltre, “Per la Vita, senza compromessi” è una espressione coniata ed usata dal nostro indimenticabile amico e primo presidente Mario Palmaro, ed è stata un primo motivo ispiratore della nascita del Comitato Verità e Vita, ai tempi della legalizzazione della fecondazione artificiale. Tra l’altro, in suffragio di Mario, sarà celebrata una Santa Messa domenica 8 maggio alle ore 08,00  nella Basilica dei SS. Cosma e Damiano (Via dei Fori Imperiali, 1).

L’impegno per la vita senza compromessi è anche il campo di azione di Vita Umana Internazionale, per cui la scelta di questo titolo – più che mai attuale! – è stata pienamente condivisa.

Il Convegno con  i saluti del Dr. Angelo Francesco Filardo Presidente del Comitato Verità e Vita,  Segretario Naz. Associazione Italiana Ginecologi Ostetrici Cattolici (AIGOC), che in seguito parlerà su Gli attentati alla vita nascente; di Don Francesco Giordano Direttore di Vita Umana Internazionale (VUI), di Don Shenan Boquet, Presidente di Human Life International (HLI), e del Dr. Joseph Meaney, Direttore del Coordinamento Internazionale di Human Life International (HLI).
Interverranno la Prof.ssa Maria Pia Baccari, Docente di Diritto Romano presso la “Libera Università Maria Santissima Assunta” di Roma (Storia ed attualità del curator ventris), il Dr. Giacomo Rocchi, Magistrato della Corte di Cassazione (Applicazioni giurisprudenziali in atto sulla vita umana), il Dr. Stefano Fontana, Direttore Rivista Diocesana “Vita Nuova” Trieste, e dell’Osservatorio Internazionale “Card. Van Thuân (Sull’indisponibilità non si può trattare), Don Stefano Tardani, Fondatore del Movimento dell’Amore Familiare (La dimensione spirituale della persona), Prof.ssa Marisa Orecchia, Vice Presidente del Comitato Verità e Vita, Prof. Mons. Livio Melina Preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia (Profezia ed attualità della Humanae Vitae quasi 50 anni dopo) e S. E. Mons. Luigi Negri Arcivescovo della Diocesi di Ferrara Comacchio e Abate di Pomposa (Quale educazione ai principi senza compromessi).

IL MIRACOLO DI UNA NUOVA NASCITA

 

Scienza e coscienza sono un binomio inscindibile. Infatti, quando la scienza è illuminata dalla fede, l’altezza della vocazione medica tocca l’umanità dell’uomo in modo profondo ed esistenziale. È quanto emerso dalla conferenza del Prof. Giuseppe Noia (nostro conterraneo) presso la “Casa del-la Cultura” in Palmi il 27 Ottobre u.s. L’evento, che fa parte del secondo ciclo di incontri dal titolo “scienza e vita”, è stato fortemente voluto dal vescovo Mons. Francesco Milito, che ha confermato, ancora una volta, la sua sensibilità nel veicolare tematiche di bioetica nella diocesi di Oppido M. – Palmi. Da notare che nello stesso luogo, vent’anni fa, è stato ospite il Prof. Mancuso (definito un maestro dal Prof. Noia). Ad aprire i lavori, porgendo i saluti di tutta la cittadinanza palmese, è stato il Sindaco Giovanni Barone. Successivamente, l’introduzione di S.E. Mons. Francesco Milito, che ha definito il luogo “tempio della cultura” a Palmi, ha fatto notare quanto sia necessario per l’uomo capire se stesso. Scoprire la verità che lo abita. Considerare che intorno a tematiche quali la vita nascente, c’è bisogno di interrogare persone appassionate, competenti, e che spendono la loro vita per tutelare la vita nascente. Inoltre, che destino lo stupore per l’affascinante realtà della gravidanza, con tutto ciò che precede e succede tale momento della vita di coppia in particolare, e della donna nello specifico. Il Prof. Noia prendendo successivamente la parola, ha presupposto che nella propria vita, la scienza da un lato e la fede dall’altro, sono state le componenti specifiche che hanno guidato il proprio operato professionale. An-che perché “la scienza senza il faro dell’etica è una scienza che s’incaglia” negli scogli delle difficoltà umane. Ha inoltre fatto notare che intorno alla vita nascente gravitano tante informazioni fuorvianti (alcune decisamente non veritiere) e poca conoscenza. Capace quest’ultima di spostare l’accento dal sapere al sàpere (dal latino “assaporare”). Ha precisato che purtroppo in alcune realtà, intorno alla vita nascente, si registra una deriva sia morale che della ragione. La domanda di partenza è stata: con quali occhi vediamo la vita? Con gli occhi del calcolo matematico o con quelli del cuore? La risposta positiva in un senso o nell’altro porta a conclusioni proprie ed ovviamente diverse. Che la vita umana abbia un senso, tutti lo capiscono, ma quanti la difendono? Proprio per questo oggi necessario riaffermare la “sensatezza” della vita. Quella nel grembo materno, nello speci-fico. La sensatezza di una vita che già, in tale delicato momento, trova difficoltà di identificazione. A tal proposito, la beata Madre Teresa di Calcutta ha avuto a dire che pro-prio loro, i bambini non nati, sono i poveri più poveri. Considerando in particolare che la dignità umana è sempre presente, dal concepimento fino all’ultimo respiro. Dall’alba al tramonto. È stato chiaro che il miracolo di una nuova vita ed il rispetto della vita umana fin dalla sua prima individuazione, non è un sentimento generico, ma l’incontro con una precisa responsabilità: quella di un “vivente” umano la cui dignità non è affidata soltanto ad una nostra benevola considerazione o ad un impulso umanitario, ma ad una chiamata divina. Il concepito, non è solo “me” o “mio” o “dentro di me” ma “davanti a me”. Il fi-glio è presenza che interroga la vita. A noi il dovere di riconoscerlo fin dal principio e di garantirgli il diritto alla vita. Successiva-mente, si è aperto un momento di dibattito, in cui il Prof. Noia ha potuto rispondere alle molteplici domande che il pubblico ha voluto rivolgere. Le conclusioni sono state affidate a S.E. Mons. Francesco Milito che ha approfittato dell’occasione per lanciare un appello al Sindaco Barone ed alla sensibilità comune: “quanto sarebbe bello che anche nella nostra diocesi, magari all’interno del costruendo ospedale, si creasse un perinatal hospice” (un reparto pensato per i “feti terminali”). Lo stesso sarebbe la risposta più concreata ed umana, quando l’unica alternativa prospettata è l’aborto terapeutico. Si tradurrebbe in un accompagnamento per il nascituro, fatto con amore, rispetto e riconoscenza. In conclusione, sembra che il nostro tempo, oltre ad affermare l’esistenza di Dio, abbia bisogno di riaffermare anche l’esistenza dell’uomo, riabilitando antiche domande sulla nostra vocazione originaria e quindi sulla “capienza infinita” della nostra fragilità umana. Dobbiamo sforzarci di rileggere la grammatica della vita, della creazione, della speranza, dell’amore. Tutto questo, restando aperti alla vita, restando aperti all’amore. L’evento, a dir di tutti, ha lasciato il segno. Proprio per questo, incontri di tale spessore, sarebbero l’ideale per tener desta la “sacralità” della vita ed il rispetto della vita nascente.

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“L’etica incontra la scienza: la buona cura per la salute della madre e del nascituro.”

L’etica incontra la scienza: la buona cura per la salute della madre e del nascituro.” Questo è il titolo di un corso di formazione che si terrà a Macomer (NU), in Sardegna, il 7 novembre 2015.

La Scuola itinerante dell’Associazione Italiana Ginecologi e Ostetrici Cattolici (AIGOC), ha organizzato il corso destinato non solo ai medici e agli operatori sanitari, ma anche a chi si occupa nel sociale di Pastorale sanitari e  alle famiglie.

L’iscrizione deve essere inviata all’AIGOC entro il 25 ottobre.

Potete vedere i particolari nel volantino pubblicato qui sotto, su cui potete anche leggere i nomi e gli argomenti trattati dagli illustrissimi relatori, uomini di scienza e di fede, molti dei quali – come il prof. Noia – amici e sostenitori di ProVita.

Segnaliamo ai nostri lettori, che si trovano nella zona e che potrebbero partecipare, l’intervento del dottor Filardo, sulla regolazione naturale della fertilità, quello del dottor Puggioni sull’affascinante dialogo tra il corpo materno e il bambino in grembo, che comincia immediatamente dopo la fecondazione, quello di Noia, sulle  terapie fetali e i trapianti prenatali, quello del dottor Oriente sulle conseguenze fisiche dell’aborto volontario.

E si parlerà di obiezione di coscienza, con il dottor Giacomo Rocchi, magistrato, di cellule staminali… Insomma è tutto davvero molto interessante.

Auspichiamo davvero che gli amici residenti nella zona vi partecipino massicciamente.

Redazione

Se vuoi visualizzare la brochure CLICCA QUI. MACOMER NOV 15 BROCHURE

MAGI Euregio e AIGOC presentano il loro impegno medico scientifico e di ricerca in difesa della vita

 

Venerdì 12 dicembre si terrà a Roma, presso il Policlinico Gemelli, un convegno organizzato dalla Associazione Italiana Ginecologi e Ostetrici Cattolici (AIGOC) per un confronto sul tema delle “sinergie per una grande strategia in favore della vita e della famiglia”.

L’AIGOC, presieduta dal Prof. Giuseppe Noia, si propone – come da suo statuto – di osservare e far osservare l’insegnamento del Magistero della Chiesa Cattolica, in particolare nell’ambito dell’assistenza sanitaria e della tutela della salute della donna e della vita nascente, della madre e del bambino. E si impegna, inoltre, a fornire a tutte le donne, in gravidanza e non, un’assistenza basata sulla vita, sulla speranza e sui più alti standard medici, etici e scientifici.

Per contrastare la cultura della morte l’AIGOC si fa promotrice del rispetto per la vita umana nella sua interezza, dal concepimento fino alla morte naturale, alla luce dei principi cristiani e ponendo l’accento sulla famiglia come principale custode della vita e della salute.

Tra i relatori del convegno sarà presente anche il dott. Matteo Bertelli, presidente della cooperativa sociale MAGI Euregio, una realtà di profonda ispirazione cattolica, che ha avuto l’onore di essere ricevuta e menzionata da Sua Santità Papa Francesco in occasione dell’Udienza Papale del 9 aprile 2014.

La MAGI Euregio, con la sua equipe di medici, clinici e ricercatori di prim’ordine, si occupa della diagnosi ricerca e cura delle malattie genetiche e rare. “La MAGI Euregio – spiega il dott. Bertelli – si ispira all’insegnamento di don Sturzo e più in generale della Dottrina Sociale della Chiesa.  MAGI Euregio riconosce nella carità e nel rispetto della vita il fondamento dell’agire umano e cerca pertanto di corrispondere a tutti i bisogni di diagnostica, socio-sanitari, nonché di ricerca ed informazione che le malattie rare richiedono. Il motto della MAGI è che se un malato affetto da una malattia ultra-rara si rivolge a noi per una diagnosi, la MAGI deve prendersene cura anche se l’ allestire il test genetico sarà antieconomico e dispendioso in termini di tempo.  In secondo luogo l’obbligo ad investire i propri soldi per sviluppare della ricerca che identifichi delle cure per i feti riconosciuti malati dai test prenatali. La genetica prenatale –dice il Dr. Bertelli – è troppo indirizzata all’aborto come unica soluzione e troppo poco direzionata a cercare ed offrire delle cure che facciano guarire e nascere sano un feto riscontrato malato.

La nostra è una missione che implica l’andare controcorrente, mettendo in secondo piano “il profitto economico” e l’incontro di MAGI Euregio con i medici Pino Noia (Ginecologia Policlinico Gemelli), Benedetto Falsini (Oculistica Policlinico Gemelli) e Sandro Michelini (Linfedema e Malattie Vascolari Ospedale San Giovanni Battista dell’Ordine di Malta di Roma) sta portando i suoi risultati.

Noi riteniamo che la possibilità di effettuare test genetici già in età prenatale potrà essere uno strumento che aiuterà a prevenire l’aborto se si scopriranno nuove cure per il feto:

“La nostra cooperativa sociale tutela la vita umana fin dal concepimento – prosegue il dott. Bertelli – e il nostro laboratorio si sta impegnando duramente nello sviluppo di una genetica improntata alla cura del feto e che rispetti la vita. Non possiamo fermarci a diagnosticare le patologie, ma il nostro impegno è anche quelli di spiegare e far comprendere ai pazienti che esistono terapie adeguate anche in età prenatale”.

Un esempio su quanto affermato è dato dagli studi sull’igroma cistico (manifestazione prenatale del linfedema). Questa patologia comporta una dilatazione degli spazi linfatici nel tessuto sottocutaneo del collo con un ristagno della linfa in questo distretto che può raggiungere dimensioni anche due volte la testa fetale.

Con l’evoluzione della scienza medica è oggi possibile individuare eventuali difetti genetici in utero per l’igroma cistico (gli stessi difetti genetici che nell’adulto portano al linfedema primario od ereditario), la cui prognosi dell’igroma cistico è generalmente infausta, avendo un tasso di mortalità superiore al 90%. La malattia può causare aborto spontaneo, ma spesso la convinzione di partorire un nascituro malato, spinge le madri ad una interruzione volontaria della gravidanza.

Il Prof. Giuseppe Noia ha studiato l’igroma cistico: “Ci sono diversi approcci: un gruppo giapponese, nei casi di igroma cistico molto grandi che non si risolvono prenatalmente, persistendo queste grosse sacche di liquido retro e latero nucali, ha iniettato all’interno di queste sacche di liquido, un collante, OK432, impedendo quindi il depositarsi di altro liquido e permettendo ai bambini di non avere scompensi cardiaci. Nella loro casistica risulta un 40% di sopravvivenza, I bambini trattati postnatalmente dai chirurghi pediatri con OK432 sono stati 2 su 13.

I dati invece gruppo del professor Noia (NOIA G.- PELLEGRINO M.- MASINI L.- VISCONTI D. – MANZONI C.- CHIARADIA G.- CARUSO A. Fetal cystic hygroma: the importance of natural history. EUROPEAN JOURNAL OF OBSTETRICS & GYNECOLOGY AND REPRODUCTIVE BIOLOGY, 2013 – Oct;170(2):407-13), affrontano il problema in maniera diversa cercando informazioni sul dato dell’aborto spontaneo, che è molto alto (63%) e fornendo anche, i dati sul reversal cioè sulla scomparsa dell’igroma che avviene nel 60% dei casi. I dati del Professor Noia dimostrano che la sopravvivenza con bambino in braccio è del 60% a un lungo follow up.

La collaborazione tra MAGI Euregio e il Gemelli si estende anche nel campo delle malattie retiniche e, nello specifico, un punto di riferimento importante è il Prof. Benedetto Falsini:

“Con MAGI è in corso una collaborazione che mira ad identificare il genotipo dei pazienti affetti da eredo-degenerazioni retiniche. Questo lavoro, svolto dalla MAGI con tecniche e competenze “stato dell’arte”, e’ guidato da una stretta interazione con i clinici che caratterizzano, attraverso esami diagnostici avanzati e mirati, il corrispondente fenotipo dei pazienti. Questa collaborazione ha condotto alla diagnosi molecolare per numerosi pazienti affetti da eredo-degenerazioni retiniche. Questo apre la possibilità di offrire in futuro cure mirate, basate sul genotipo, per molti pazienti”.

Anche per questo tipo di patologie la ricerca sta individuando la possibilità di intervenire in età prenatale, come spiega ancora il Prof. Falsini: “In linea generale è possibile ottenere diagnosi di malattie retiniche già in età prenatale, cosi come in linee teoriche sarebbe possibile sviluppare terapie adeguate sul feto”.

Se vuoi visualizza la locandina CLICCA QUI LocDefAIGOC dic 14

MAGI Euregio e AIGOC presentano il loro impegno medico scientifico e di ricerca in difesa della vita

 

TRE SEMINARI PER CONOSCERE A FONDO I METODI NATURALI

 

Enrico Ottaviani
All’uomo e alla donna insieme è stato affidato il compito di trasmettere la vita umana come liberi e responsabili collaboratori. Per poter svolgere tale compito, l’uomo e la donna, pur avendo la stessa dignità, differiscono per il corredo cromosomico, per la presenza di particolari caratteristiche somatiche e metaboliche, e per aspetti psicologici, sociali e culturali. La differenziazione sessuale inizia nel momento stesso del concepimento, ossia quando i patrimoni genetici del padre e della madre si fondono per costituire una persona unica al mondo. In questo momento ha inizio la vita umana. Nell’uomo la sessualità non è istintiva come per gli animali, ma è sotto il dominio della ragione. L’unione tra un uomo e una donna è al servizio dell’amore e della vita, è la donazione totale di una persona alla persona amata ed è fonte di grande gioia. Da questi presupposti ha preso vita il secondo di tre seminari su «Luci e ombre della vita umana ». Il dottor Francesco Filardo, invitato dal consultorio diocesano Sidera, ha parlato, Sabato 8 novembre scorso, delle «Basi scientifiche dei metodi di regolazione naturale della fertilità». Il dottore, segretario nazionale dell’Aigoc, ha specificato che le diverse fertilità dell’uomo e della donna permettono di conseguire con una certa facilità la gravidanza o di poter regolare in modo naturale le nascite. Infatti, ogni donna, adeguatamente informata e semplicemente osservando se stessa, ha la possibilità di conoscere direttamente il proprio periodo di fertilità. Su questi cicli naturali sono basati i metodi naturali di regolazione della fertilità, che possono essere usati dalla coppia per conseguire, distanziare o evitare il concepimento. Per la Chiesa questi metodi sono gli unici che fanno sì che l’atto coniugale mantenga il duplice significato unitivo e procreativo. Il prossimo seminario sarà sulle conseguenze dell’aborto per la donna e la coppia.

 

Lazio Sette 16 novembre 2014

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