Improcrastinabile dopo 20 anni dall’approvazione della legge, 15 anni dopo il primo stravolgimento operato dalla Corte Costituzionale, 10 anni dopo l’abolizione operata dalla stessa Corte del divieto dell’eterologa, 9 anni dopo le sentenze del 14 maggio – 5 giugno 2015 n. 96 e del 21 ottobre – 11 novembre 2015, che rendono lecita la diagnosi genetica preimpianto (PGT)

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La Relazione del Ministro della Salute al Parlamento sull’ applicazione nell’anno 2021 della legge 40/2004, anche se presentata con 40 giorni di ritardo rispetto all’anno scorso e con un copia/incolla di molte pagine ci offre dati tutt’altro che rassicuranti.

La tabella 1 a fianco riportata ci conferma che quanto da noi più volte affermato nei precedenti nostri Comunicati Stampa non solo non è stato minimamente preso in considerazione, ma che la situazione è ulteriormente peggiorata: il numero medio degli ovociti prelevati da 7,5/prelievo del 2020 è aumentato a 7,7/prelievo, per cui nel 2021 nelle 41.172 coppie trattate a fresco sono stati prelevati 354.291 ovociti, ne sono stati inseminati 252.034 (5,5/prelievo) e fecondati 182.128. Dei 182.128 ovociti fecondati solo 98.696 sono stati considerati embrioni formati trasferibili e di questi solo il 38,69%, cioè  38.188 sono stati trasferiti nell’utero delle proprie madri!

La tabella 8 riporta le motivazioni delle sospensioni dei cicli prima del prelievo ovocitario: 2.932 cicli (8,9% dei cicli iniziati) sono stati sospesi per la mancata risposta alla stimolazione ovarica! Ci sembra che ai nostri giorni tale causa sia facilmente diagnosticabile prima di iniziare un trattamento inutile, costoso e potenzialmente dannoso; così come anche la risposta eccessiva legata agli alti dosaggi dei farmaci usati, per cui si potevano in questi casi evitare rischi e delusioni alle coppie. Se a questi numeri aggiungiamo i 1.387 cicli in cui è stato prelevato nessun ovocita (tabella 12 pag. 83 R.M.) il quadro diventa sempre più chiaro

La ricerca affannosa del prelievo di un numero maggiore di ovociti – in particolare nelle donne con età più avanzata – non è esente dai rischi ben evidenziati nella tabella 1: 4.480 cicli sospesi prima del prelievo ovocitario (8,9% di tutti i cicli iniziati, di cui l’11,9% nelle donne di 40-42 anni ed il 15,7% nelle donne di ≥43 anni) per rischio OHSS (sindrome da iperstimolazione ovarica).

Ai cicli sospesi bisogna aggiungere i cicli interrotti dopo il prelievo ovocitario, molto più numerosi di quelli sospesi, il 12% dei quali per rischio di OHSS severa.

A questi si aggiungono i 12.130 cicli interrotti: 6.034 per congelamento di tutti gli embrioni da trasferire in altri cicli e 6.096 per effettuare indagini genetiche preimpianto (PGT). Complessivamente l’81,60% dei cicli iniziati nel 2021 sono stati sospesi od interrotti!

Ci stupisce – ma non troppo! – che nella tabella 50 siano riportati solo 260 casi di OHSS, quando nella stessa relazione a pag. 78 si parla di “sopravvenuto rischio di sindrome da iperstimolazione ovarica severa (OHSS) per la paziente nell’11,4% … si rileva complessivamente l’interruzione per rischio di OHSS pari al 12% (+10,5% rispetto al 2020).

Certo la tabella 50 riporta solo una piccola parte delle complicazioni verificatesi nel 2021 dal momento che le sole OHSS severe riportate a pag. 78 della relazione sono 2.649. Da tenere presente, inoltre, che solo il 78,3% dei centri che hanno ottenuto almeno una gravidanza omologa ed il 74,1% dei centri che hanno ottenuto almeno una gravidanza con eterologa (donazione di gameti) hanno fornito informazioni circa l’esito delle gravidanze. In Campania non sono state fornite informazioni nel 47,7% delle gravidanze omologhe e nel Lazio nel 14,1% e rispettivamente nel 20,0% (Campania) e nel 14,1% (Lazio) delle gravidanze eterologhe (con donazioni di gameti).

I dati sopra riportati ci farebbero pensare alla necessità di usare in futuro molta più prudenza nelle stimolazioni ovariche, invece a pag. 256 della Relazione Ministeriale leggiamo: “Dall’analisi multivariata si osserva che il tipo di tecnica a fresco utilizzata non è più influente sull’ottenimento della gravidanza, mentre si riduce l’importanza delle associazioni con il genere d’infertilità e con il trasferimento di blastocisti, e diventa significativo il prelievo anche di più di 15 ovociti”.

Nel 2021 è stato registrato nelle coppie con gameti propri un notevole aumento degli embrioni  crioconservati (61.212), che ha portato a 167.519 il numero degli embrioni umani  sparsi nei crioconservatori dei vari centri italiani di PMA, che ogni anno dal 2009 (Sentenza Corte Costituzionale del 1° aprile 2009, n. 151)  crescono di numero e per moltissimi dei quali senza speranza di essere messi in condizione di poter vedere la luce del sole se non viene posto – al più presto – un limite e regole chiare, precise e vincolanti all’attuale crioconser-vazione selvaggia originata dalla sentenza della Corte Costituzionale, che ha tolto il limite massimo di produzione degli embrioni (3)  e l’obbligo di trasferirli tutti insieme in utero!

La stragrande maggioranza dei trasferimenti omologhi è avvenuta – in costante crescita -con 1 solo embrione (50,7%), seguita da quella con 2 embrioni (44,1%) e da quella con 3 o + embrioni (5,2%).

Il fatto che la stragrande maggioranza dei trasferimenti (94,8%) è stata fatta con 1-2 embrioni conferma la bontà del limite dei 3 embrioni da produrre, presente nella formulazione originale della legge 40/2004, quello che andava modificato era solo l’obbligo di trasferire tutti gli embrioni prodotti anche in più trasferimenti invece che in un unico trasferimento, che responsabilizzerebbe la coppia nei confronti del numero degli embrioni da produrre ed eviterebbe il crescente numero dei crioconservati.

Nelle donne di età ≥ 43 anni i risultati migliori si ottengono nelle coppie trattate con scongelamento di embrioni (FER), delle quali l’8,18% è riuscita ad avere uno o più figli in braccio; nei cicli con scongelamento degli ovociti (FO) solo il 2% delle coppie ha avuto la gioia di avere uno o più figli in braccio; nei cicli trattati a fresco (F) appena 1,39% delle coppie trattate ha avuto uno o più figli in braccio.

Le coppie con donne di età 40 – 42 anni che si sottopongono a trattamenti con scongelamento di embrioni (FER) nel 13,84% dei casi riescono ad avere uno o più figli in braccio; quelle trattate con scongelamento di ovociti (FO) solo nel 6,54%, quelle trattate a fresco (F) appena nel 5,85%.

Questi dati non possono essere trascurati o sottovalutati – come è stato fatto fino ad ora – dai Responsabili della Salute Nazionali e Regionali, che troppo frettolosamente hanno inserito nei LEA la PMA senza valutare con la dovuta attenzione i rischi a cui esponevano le donne di età ≥ 40 anni e lo sperpero del poco danaro pubblico per ottenere risultati molto scarsi.

Per quanto riguarda la PMA eterologa non disponiamo di tutti i dati che abbiamo esaminato per la PMA con gameti della coppia, sappiamo che è cresciuta rispetto al 2020 e che ci sono stati 1.967 cicli con donazione di SEME, di cui il 94,3% importato; 10.584 cicli con donazione di ovociti  (74,9% di tutti i cicli con donazione dei gameti), di cui il 99,8% importati; 910 con doppia donazione (6,4%), di cui il 98,2% con gameti importati.

Sappiamo che sono stati prodotti 45.293 embrioni, ne sono stati trasferiti in utero 14.421, sono nati 2.063 bambini (21,5% embrioni trasferiti) dei restanti 30.872 embrioni non abbiamo alcuna notizia.

Possiamo ricostruire i movimenti di importazione/esportazione dei singoli gameti/embrioni:

IMPORTAZIONI:

3.307 record relativi a liquido seminale, per un totale di 3.524 criocontenitori +19%

17.816 record relativi ad ovociti per un totale di 17.873 criocontenitori               +70%

5.035 record relativi ad embrioni per un totale di 6.287 criocontenitori             +60%

ESPORTAZIONI:

2.939 record relativi a liquido seminale, per un totale di 6.271 criocontenitori +20%

136 record relativi ad ovociti per un totale di 148 criocontenitori

65 record relativi ad embrioni per un totale di 71 criocontenitori.

Dai dati sopra riportati notiamo che c’è un notevole import di ovociti e di embrioni ed un export di liquido seminale.

A pag. 284 della relazione viene richiamata l’attenzione sulle principali Regioni italiane

(Tabella G2) che importano ed esportano gameti  avviene questo e sulle nazioni straniere con cui più frequentemente avviene questo scambio (Tabella G3).

A pag. 270 della relazione leggiamo che fino al 31/12/2022 risultano effettuate 300 raccolte di liquido seminale da 97 donatori di sesso maschile, per complessive 3.579 paillettes (contenitori); 203 prelievi di ovociti in modalità egg sharing per un totale di 1.552 ovociti, da cui sono nati vivi 182 bambini e di 89 gravidanze non si conosce l’esito finale, 64 gravidanze non evolutive/aborti e 639 transfer che non hanno portato a gravidanza per un totale di 954 trattamenti in cui sono stati utilizzati gameti da donazioni avvenute in centri italiani.

L’incrocio di import/export tra centri italiani e stranieri e la pratica dell’egg sharing crociata di una coppia che offre i propri ovociti in cambio del liquido seminale possono creare nel tempo grandi problemi, già da noi denunciati  il 23 settembre 2014 in occasione dei disegni di legge presentati al Parlamento sulla PMA eterologa, che oggi con maggiore forza ribadiamo: – vietare le donazioni incrociate di gameti tra coppie che si sottopongono entrambi a PMA eterologa;limite massimo di donazioni per ogni donatore/donatrice; – no all’anonimato dei donatori; – no alla doppia donazione o all’uso di embrioni crioconservati.

Questi anni di far west procreatico dopo le sentenze della Corte Costituzionale hanno creato già troppi danni e bisogna al più presto fare il tagliando alla legge 40/2004 tenendo conto di tutte le storture di questi anni, prima fra tutte i 168.076 embrioni omologhi che ogni anno crescono di numero e stazionano nei crioconservatori abbandonati dai loro genitori e da chi li ha prodotti ed al traffico/scambio di gameti e di embrioni che moltiplica il numero dei fratelli/sorelle sconosciuti nati dall’eterologa – sparsi in Italia e nel mondo – che rischiano d’incontrarsi e fare figli/nipoti con i notevoli rischi connessi!

 

La notizia diffusa da Adnocronos Salute il 3 novembre u.s. ci fa pensare che il CdA dell’AIFA e gli esperti delle Regioni vivono in un altro mondo o siano completamente disinformati od – ancora peggio – non hanno un minimo di considerazione delle difficoltà che da anni i cittadini italiani devono affrontare per potersi sottoporre agli accertamenti – clinici, ecografici, radiologici e di laboratorio – indispensabili per potersi curare. La loro preoccupazione sembra quella di sperperare il poco denaro disponibile per campagne che già si sono dimostrate ampiamente fallimentari per lo scopo pubblicamente proposto, quello di diminuire il ricorso all’aborto volontario, ed utili solo per far accrescere i ricavi delle ditte produttrici delle pillole!

Nel nostro Comunicato Stampa n.1 del 25 aprile u.s. abbiamo dimostrato l’inutilità del tentativo allora annunciato in un’intervista al QS dalla Presidente del Comitato Prezzi e Rimborsi (CPR) dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA), a pochi mesi dalla scadenza del suo incarico quinquennale. Oggi che in una versione ridotta il problema si ripresenta, non possiamo non dare voce a tutti gli Italiani ed in particolare ai meno abbienti e dichiarare con forza e con dati inoppugnabili alla mano che questa operazione non s’ha da fare né ora né mai! 

 Nella tabella 1 sopra riportata abbiamo preso in esame le classi di età <15-24 anni, perchè sono quelle di cui disponiamo le % d’abortività già calcolate nella relazione al Parlamento del Ministro della Salute per l’anno 2020 e 2021, mentre per inserire anche le donne di 25 anni avremmo dovuto fare un calcolo su una percentuale o più bassa (quella del gruppo di età 20-24 anni) oppure nettamente più alta (quella del gruppo di età 25-29 anni).

 Il dato che emerge agli occhi di tutti i lettori attenti è che, nella stragrande maggioranza delle Regioni ed a livello nazionale, gli aborti volontari nel 2021 nelle classi di età <15-24 anni sono percentualmente aumentati a livello nazionale dal 22,62% al 23,21% con significativi incrementi in Liguria (27,12%, Regione al terzo posto per il consumo di e.p.), Piemonte (24,38%, tra le Regioni che già distribuiscono gratuitamente le pillole e.p. alle donne <26 aa.) ed Umbria ( 24,88%, al terzo posto tra le Regioni con il maggior numero di Consultori pubblici). Aumento della % di IVG effettuate (in Italia: 14.773=23,21%), che per queste Regioni diventerebbe ancora molto più significativo se includessimo le donne di 25 anni.

Alla luce di questi dati inoppugnabili non riusciamo a comprendere il motivo per cui il Cda dell’AIFA tra le sue priorità ponga la distribuzione gratuita delle pillole e.p. alle utenti di età < 26 anni e non quella di ridurre i prezzi di vendita di tanti farmaci necessari per curare i cittadini italiani o di inserirli nell’elenco dei farmaci prescrivibili dal SSN.

Per visualizzare il dossier dell’attività svolta dall’AIGOC al marzo 2021, clicca sul seguente link:

DOSSIER AIGOC marzo 2021

 

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