MAGI Euregio e AIGOC presentano il loro impegno medico scientifico e di ricerca in difesa della vita
Venerdì 12 dicembre si terrà a Roma, presso il Policlinico Gemelli, un convegno organizzato dalla Associazione Italiana Ginecologi e Ostetrici Cattolici (AIGOC) per un confronto sul tema delle “sinergie per una grande strategia in favore della vita e della famiglia”.
L’AIGOC, presieduta dal Prof. Giuseppe Noia, si propone – come da suo statuto – di osservare e far osservare l’insegnamento del Magistero della Chiesa Cattolica, in particolare nell’ambito dell’assistenza sanitaria e della tutela della salute della donna e della vita nascente, della madre e del bambino. E si impegna, inoltre, a fornire a tutte le donne, in gravidanza e non, un’assistenza basata sulla vita, sulla speranza e sui più alti standard medici, etici e scientifici.
Per contrastare la cultura della morte l’AIGOC si fa promotrice del rispetto per la vita umana nella sua interezza, dal concepimento fino alla morte naturale, alla luce dei principi cristiani e ponendo l’accento sulla famiglia come principale custode della vita e della salute.
Tra i relatori del convegno sarà presente anche il dott. Matteo Bertelli, presidente della cooperativa sociale MAGI Euregio, una realtà di profonda ispirazione cattolica, che ha avuto l’onore di essere ricevuta e menzionata da Sua Santità Papa Francesco in occasione dell’Udienza Papale del 9 aprile 2014.
La MAGI Euregio, con la sua equipe di medici, clinici e ricercatori di prim’ordine, si occupa della diagnosi ricerca e cura delle malattie genetiche e rare. “La MAGI Euregio – spiega il dott. Bertelli – si ispira all’insegnamento di don Sturzo e più in generale della Dottrina Sociale della Chiesa. MAGI Euregio riconosce nella carità e nel rispetto della vita il fondamento dell’agire umano e cerca pertanto di corrispondere a tutti i bisogni di diagnostica, socio-sanitari, nonché di ricerca ed informazione che le malattie rare richiedono. Il motto della MAGI è che se un malato affetto da una malattia ultra-rara si rivolge a noi per una diagnosi, la MAGI deve prendersene cura anche se l’ allestire il test genetico sarà antieconomico e dispendioso in termini di tempo. In secondo luogo l’obbligo ad investire i propri soldi per sviluppare della ricerca che identifichi delle cure per i feti riconosciuti malati dai test prenatali. La genetica prenatale –dice il Dr. Bertelli – è troppo indirizzata all’aborto come unica soluzione e troppo poco direzionata a cercare ed offrire delle cure che facciano guarire e nascere sano un feto riscontrato malato.
La nostra è una missione che implica l’andare controcorrente, mettendo in secondo piano “il profitto economico” e l’incontro di MAGI Euregio con i medici Pino Noia (Ginecologia Policlinico Gemelli), Benedetto Falsini (Oculistica Policlinico Gemelli) e Sandro Michelini (Linfedema e Malattie Vascolari Ospedale San Giovanni Battista dell’Ordine di Malta di Roma) sta portando i suoi risultati.
Noi riteniamo che la possibilità di effettuare test genetici già in età prenatale potrà essere uno strumento che aiuterà a prevenire l’aborto se si scopriranno nuove cure per il feto:
“La nostra cooperativa sociale tutela la vita umana fin dal concepimento – prosegue il dott. Bertelli – e il nostro laboratorio si sta impegnando duramente nello sviluppo di una genetica improntata alla cura del feto e che rispetti la vita. Non possiamo fermarci a diagnosticare le patologie, ma il nostro impegno è anche quelli di spiegare e far comprendere ai pazienti che esistono terapie adeguate anche in età prenatale”.
Un esempio su quanto affermato è dato dagli studi sull’igroma cistico (manifestazione prenatale del linfedema). Questa patologia comporta una dilatazione degli spazi linfatici nel tessuto sottocutaneo del collo con un ristagno della linfa in questo distretto che può raggiungere dimensioni anche due volte la testa fetale.
Con l’evoluzione della scienza medica è oggi possibile individuare eventuali difetti genetici in utero per l’igroma cistico (gli stessi difetti genetici che nell’adulto portano al linfedema primario od ereditario), la cui prognosi dell’igroma cistico è generalmente infausta, avendo un tasso di mortalità superiore al 90%. La malattia può causare aborto spontaneo, ma spesso la convinzione di partorire un nascituro malato, spinge le madri ad una interruzione volontaria della gravidanza.
Il Prof. Giuseppe Noia ha studiato l’igroma cistico: “Ci sono diversi approcci: un gruppo giapponese, nei casi di igroma cistico molto grandi che non si risolvono prenatalmente, persistendo queste grosse sacche di liquido retro e latero nucali, ha iniettato all’interno di queste sacche di liquido, un collante, OK432, impedendo quindi il depositarsi di altro liquido e permettendo ai bambini di non avere scompensi cardiaci. Nella loro casistica risulta un 40% di sopravvivenza, I bambini trattati postnatalmente dai chirurghi pediatri con OK432 sono stati 2 su 13.
I dati invece gruppo del professor Noia (NOIA G.- PELLEGRINO M.- MASINI L.- VISCONTI D. – MANZONI C.- CHIARADIA G.- CARUSO A. Fetal cystic hygroma: the importance of natural history. EUROPEAN JOURNAL OF OBSTETRICS & GYNECOLOGY AND REPRODUCTIVE BIOLOGY, 2013 – Oct;170(2):407-13), affrontano il problema in maniera diversa cercando informazioni sul dato dell’aborto spontaneo, che è molto alto (63%) e fornendo anche, i dati sul reversal cioè sulla scomparsa dell’igroma che avviene nel 60% dei casi. I dati del Professor Noia dimostrano che la sopravvivenza con bambino in braccio è del 60% a un lungo follow up.
La collaborazione tra MAGI Euregio e il Gemelli si estende anche nel campo delle malattie retiniche e, nello specifico, un punto di riferimento importante è il Prof. Benedetto Falsini:
“Con MAGI è in corso una collaborazione che mira ad identificare il genotipo dei pazienti affetti da eredo-degenerazioni retiniche. Questo lavoro, svolto dalla MAGI con tecniche e competenze “stato dell’arte”, e’ guidato da una stretta interazione con i clinici che caratterizzano, attraverso esami diagnostici avanzati e mirati, il corrispondente fenotipo dei pazienti. Questa collaborazione ha condotto alla diagnosi molecolare per numerosi pazienti affetti da eredo-degenerazioni retiniche. Questo apre la possibilità di offrire in futuro cure mirate, basate sul genotipo, per molti pazienti”.
Anche per questo tipo di patologie la ricerca sta individuando la possibilità di intervenire in età prenatale, come spiega ancora il Prof. Falsini: “In linea generale è possibile ottenere diagnosi di malattie retiniche già in età prenatale, cosi come in linee teoriche sarebbe possibile sviluppare terapie adeguate sul feto”.
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