La diminuzione numerica degli aborti volontari non ci induca a sottovalutare i rischi nascosti incombenti:

l’eugenismo e il cripto abortismo di Stato

Nella nostra analisi dei dati offerti dal Ministro della Salute nell’ultima relazione al Parlamento sulla attuazione della legge 194/1978 ci limitiamo ai dati definitivi dell’anno 2013, perché questi già sono carenti a causa dei dati non rilevati in quasi tutte le tabelle, che in alcuni casi raggiungono numeri vergognosi (tab. 18 certificazione urgente/non urgente 6.076; tab. 19 settimana di gravidanza 4.484) per essere dati – indispensabili per una certificazione corretta e legale ! – forniti dal Ministero a 22 mesi di distanza dalla fine dell’anno di riferimento.
Si registra per la prima volta una reale diminuzione degli aborti volontari (- 4.432), associata però ad una più significativa diminuzione del numero dei nati vivi (- 23.978), che di fatto determina per la prima volta dal 1999 un aumento del rapporto di abortività (204‰ nati vivi) ed una notevole diminuzione del tasso di fecondità (37,48‰).  Si registra invece un incremento del tasso di abortività nelle classi di età 25-34 anni ed un incremento numerico e del tasso di abortività nelle donne di età compresa tra i 40-49 anni .
Aborti Volontari Tardivi (Eugenetici)
Anche quest’anno desta preoccupazione  la costante crescita  degli aborti volontari oltre i 90 giorni (fine 12^ settimana), che nel 2013 sono diventati 4.064 (4,2 % di tutti gli aborti, cioè si sono più che ottuplicati rispetto allo 0,5% del 1981), 2.721 dei quali sono stati fatti dalla 16^ settimana in avanti e di questi 961 oltre la 21 settimana.
Epoca
15-49 anni
30-34 anni
35-39 anni
40-44 anni
Gestazionale
2012
2013
2012
2013
2012
2013
2012
2013
13-15 sett.
1.241
1.343
273
305
385
442
298
283
16-20 sett.
1.766
1.760
369
404
628
581
359
383
 ≥ 21 sett.
910
961
287
259
265
280
98
130
Totali
3.917
4.064
929
968
1.278
1.303
755
796
Non rilevata
4.524
4.591
Tab. 2: Aborti volontari tardivi negli anni 2012 e 2013 totali (4,2%) e per gruppi di età.
E’ un segno inequivocabile questo dell’affermarsi tra gli Italiani di una deriva eugenetica di hitleriana memoria, e della mentalità dello scarto del feto non perfetto, non sano, che non sembra avere flessioni.
Per visualizzare il Comunicato CLICCA QUI_n.5 del 9 nov 2015

Anche nel 2013 continua la strage di embrioni prodotta in Italia dalla fecondazione extracorperea-

 

I dati forniti dalla Relazione presentata dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin al Parlamento sull’attuazione della legge 40/2004 nell’anno 2013 confermano il triste primato, che ormai detengono da 4 anni, cioè che le tecniche di fecondazione extracorporea rappresentano in Italia la prima causa assoluta, certificata, di morte degli embrioni umani (143.770 vittime).

La relazione ministeriale  ci mostra un aumento costante delle coppie trattate e dell’età delle donne che si sottopongono a queste tecniche, la cui età media nel 2013 (36,6 anni) è nettamente superiore a quella che le stesse linee guida 2015 emanate dal Ministro Lorenzin indicano come età critica e che i dati del 2013 confermano.   Il 9,9% delle donne sottoposte nel 2013 a stimolazione ovarica non viene sottoposto a prelievo degli ovociti “Come illustrato nella Figura 3.2.8 (pag. 42), il rischio che si possa sospendere il trattamento è direttamente proporzionale all’aumentare dell’età delle pazienti. Se, infatti, nelle classi di età fino a 39 anni il rischio di sospensione di un ciclo prima del prelievo è inferiore al 10%, per le pazienti con età compresa tra i 40 ed i 42 anni il rischio diventa del 10,4%, fino ad arrivare al 17,1% per le pazienti con età maggiore od uguale ai 43 anni, 2,5 volte maggiore di quello delle pazienti più giovani.”

A questo si aggiunge che un altro 18,9% delle donne trattate non viene sottoposto a trasferimento di embrioni a causa nella stragrande maggioranza dei casi nell’ordine di mancata fertilizzazione degli ovociti prelevati (2.687), di nessun ovocita prelevato (1.855), della totalità degli ovociti non idonei (1.213), di tutti gli embrioni congelati (1.171) per rischio di sindrome da iperstimolazione ovarica. Se anche il maggior insuccesso delle gravidanze insorte dopo fecondazione extracorporea si ha a partire da 35 anni (26,4%) e cresce notevolmente nel gruppo di età 40-42 anni (38,8%) per raggiungere il 63,1% dai 43 anni in su non si riesce a comprendere come la collettività possa accettare che il SSN  fornisca queste prestazioni al 31% delle donne trattate con età superiore a 40 anni, di cui l’8,2% di età superiore ai 43 anni, età in cui nel 2013 solo 1/122 embrioni trasferiti in utero è riuscito a sopravvivere fino alla nascita!

Il crescente numero degli embrioni crioconservati, che aumenta vistosamente ogni anno: a fronte dei 22.143 embrioni crioconservati nel 2013 solo 14.424 sono stati scongelati per essere trasferiti in utero, ci aveva spinti a chiedere al Ministro Lorenzin che nelle Linee guida del 2015 nel consenso informato venisse esplicitamente richiesto l’obbligo per le coppie richiedenti la crioconservazione dei propri figli di impiantare nel più breve tempo possibile gli embrioni crioconservati, ma evidentemente la tutela del concepito non è stata ritenuta degna di attenzione e considerazione neanche da parte del Ministro,

Ritorniamo a chiedere che la relazione ministeriale fornisca più informazioni ed i dati sui risultati (numero coppie trattate, numero cicli trattati, numero cicli sospesi prima del prelievo e dopo il prelievo indicando la causa, numero di embrioni trasferiti, numero di gravidanze insorte, numero di parti, numero di neonati vivi: il tutto diviso per gruppi di età delle donne trattate)   dell’applicazione delle tecniche di fecondazione in vitro su ogni specifica patologia, come ad esempio l’infertilità endocrino-ovulatoria (nel 2013 sono state trattate 2.539 coppie), l’infertilità idiopatica (6.854 coppie trattate), la ridotta riserva ovarica (5.130 coppie trattate), il fattore genetico (341 coppie trattate), fattore sia maschile che femminile (8.538) indicandoli, infertilità maschile (12.294).

Anche in questa relazione non c’è alcuna traccia del destino di 51.552 embrioni: nella tab. 3.4.13 pag. 102 si parla di 158.672 ovuli fecondati (zigoti) da tecniche a fresco, nella tab. 3.4.26 a pag. 113 nonostante si siano aggiunti 2.896 embrioni prodotti da scongelamento di ovociti  il n. totale degli embrioni formati diventa 110.016, di cui 22.143 (20,1%) vengono crioconservati.

Ancora una volta ribadiamo che è inaccettabile che i centri autorizzati a fare la fecondazione extracorporea di II e III livello non abbiano fornito notizie su 1.314 gravidanze, cioè sul 10,3% delle gravidanze ottenute e che la maggior parte di essi sono centri privati (745 grav.= 14,9%) o privati convenzionati (311grav.= 9%)  con punte massime in Lombardia (382 gravidanze), nel Lazio (277) ed in Campania (244 grav.).

Ci auguriamo, infine, che nel Piano Nazionale per la Fertilità e nel “Fertility Day”, Giornata Nazionale di informazione e formazione sulla Fertilità del 7 maggio 2016 non continuino ad essere trascurati i Centri per l’insegnamento dei Metodi Naturali (Metodo Billings e Metodi Sinto Termici), che da più di 30’ anni insegnando alle Donne ed alle Coppie a riconoscere la propria fertilità senza alcuna spesa e senza il sacrificio di alcun embrione aiutare tante coppie – molte di più della pma – ad avere figli naturalmente.

Per visualizzare il Comunicato CLICCA QUI.Comunicato_stampa_AIGOC_n.4_2015

 

La corte Costituzionale dichiara la fecondazione artificiale e la diagnosi pre-impianto.

 

La decisione della Corte Costituzionale di dichiarare leciti l’accesso alla fecondazione artificiale alle coppie non sterili e la diagnosi pre-impianto non ci sorprende in quanto – come già espresso in nostri precedenti comunicati – era nell’aria, ma ci rattrista moltissimo perché con questa decisione la Suprema Corte non ha solo dichiarato lecito ciò che solo undici anni fa il Parlamento aveva espressamente vietato perché ritenendo l’accesso alla fecondazione in vitro un mezzo per ovviare alla sterilità ed infertilità di coppia lo consentiva a determinate condizioni che dovevano assicurare  i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito, ma ha ridotto il concepito, il più debole ed indifeso degli esseri umani ad un oggetto, che può essere preteso come diritto, commissionato, prodotto, scartato se è portatore di malattia congenita e/o non perfetto!

La lettura attenta della sentenza n.96/2015 ci fa toccare con mano come l’istituzione voluta dai Padri Costituenti per salvaguardare lo spirito ispiratore della nostra Carta Costituzionale abbia completamento trascurato il fondamento di ogni suo singolo articolo, cioè la dignità inerente ad ogni essere umano, da cui derivano tutti i diritti umani e primo fra tutti il diritto alla vita di ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale.

Nessun Padre Costituente – anche il più ateo ed agnostico – avrebbe potuto mai pensare che la Corte Costituzionale avrebbe potuto usare la Carta Costituzionale per far diventare un “diritto” ciò che loro stessi hanno condannato come orribile delitto in Hitler ed i suoi collaboratori, cioè l’eugenismo di stato.

Quando leggiamo nella citata sentenza al punto 9.− “Nel merito, la questione è fondata, in relazione al profilo – assorbente di ogni altra censura – che attiene al vulnus effettivamente arrecato, dalla normativa denunciata, agli artt. 3 e 32 Cost.

Sussiste, in primo luogo, un insuperabile aspetto di irragionevolezza dell’indiscriminato divieto, che le denunciate disposizioni oppongono, all’accesso alla PMA, con diagnosi preimpianto, da parte di coppie fertili affette (anche come portatrici sane) da gravi patologie genetiche ereditarie, suscettibili (secondo le evidenze scientifiche) di trasmettere al nascituro rilevanti anomalie o malformazioni. E ciò in quanto, con palese antinomia normativa … , il nostro ordinamento consente, comunque, a tali coppie di perseguire l’obiettivo di procreare un figlio non affetto dalla specifica patologia ereditaria di cui sono portatrici, attraverso la, innegabilmente più traumatica, modalità della interruzione volontaria (anche reiterata) di gravidanze naturali – quale consentita dall’art. 6, comma 1, lettera b), della legge 22 maggio 1978, n. 194 (Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza) − quando, dalle ormai normali indagini prenatali, siano, appunto «accertati processi patologici […] relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna».

Vale a dire che il sistema normativo, cui danno luogo le disposizioni censurate, non consente (pur essendo scientificamente possibile) di far acquisire “prima” alla donna una informazione che le permetterebbe di evitare di assumere “dopo” una decisione ben più pregiudizievole per la sua salute.

Per visualizzare CLICCA QUIComunicato_stampa_n3-2015_12.06.15

A 20 anni dall’Evangelium Vitae

 

Nell’anniversario dei 20 anni dell’Evangelium Vitae, l’AIGOC, che il 25 marzo 2015 ricorda anche il sesto anno di nascita dell’Associazione partecipando al convegno teologico, scientifico, pastorale con la veglia per la vita in Assisi a S. Maria degli Angeli, vuole rinnovare il grazie al Signore per aver messo nel cuore di tutti i suoi aderenti il desiderio di servire la Chiesa e il suo Magistero con tutti i doni culturali ed umani che ogni singolo membro dell’Associazione ha ricevuto. “Occorre una generale mobilitazione delle coscienze e un comune sforzo etico, per mettere in atto una grande strategia in favore della vita. Tutti insieme dobbiamo costruire una nuova cultura della vita”. La cultura della vita sta alla base ed è il presupposto ineludibile per sviluppare qualunque aspetto di una autentica ecologia del creato.

Questo  appello di San Giovanni Paolo II, fatto con l’enciclica EVANGELIUM VITAE, seguiva quello lanciato dal Beato Paolo VI il 25 luglio 1968 nella enciclica HUMANAE VITAE “perseverino (i medici e i membri del personale sanitario) dunque, nel promuovere in ogni occasione le soluzioni, ispirate alla fede e alla rettaragione e si sforzino di suscitarne la convinzione e il rispetto nel loro ambiente”. “Così gli uomini di scienza, e in modo speciale gli scienziati cattolici, contribuiranno a dimostrare con i fatti che, come la Chiesa insegna, non vi può essere vera contraddizione tra le leggi divi e che reggono la trasmissione della vita e quelle che favoriscono un autentico amore coniugale”. Ragione e vita non si oppongono, così come non si oppongono verità e scienza . L’AIGOC ha raccolto l’invito di questi due grandi Papi con una metodologia ispirata al servizio ed alla carità che un altro grande Papa ha promulgato nell’enciclica Deus Caritas Est: Benedetto XVI. Papa Francesco, lanciando la grande offensiva contro la cultura dello scarto, supporta in maniera inequivocabile tutto l’impegno che in questi 6 anni l’AIGOC ha profuso in difesa delle vite deboli e nel lanciare una cultura dell’amore fecondo e responsabile, che mira a proporre una pedagogia che supporta l’autentico amore umano e il vero significato della sessualità, del matrimonio e della famiglia. L’AIGOC è impegnata affinché il valore incomparabile della persona umana e della famiglia cristiana venga sempre più riconosciuto e la sua grandezza e preziosità venga difesa, promossa, insegnata e diffusa. “Comportatevi come figli della luce per realizzare una svolta culturale”, afferma il capitolo 95 dell’EVANGELIUM VITAE. Cosa significa per noi? Significa che il bene prezioso della verità sulla persona umana, deve illuminare e deve essere promulgato proprio come fanno i figli della luce. E quale impegno più proprio di quello di far risplendere la verità?, come giustamente afferma San Giovanni Paolo II nella “VERITATIS SPLENDOR”. San Giuseppe Moscati, patrono dell’AIGOC, ha speso delle parole splendide sulla verità: “ama la verità, mostrati qual sei e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi e se la verità ti costa la persecuzione e tu accettala; e se il tormento e tu sopportalo! E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio”. Chesterton, un secolo fa, profeticamente ammoniva: “noi ci ritroveremo a difendere l’incredibile sensatezza della vita umana”. E’ quello che sta avvenendo in questi decenni: la sensatezza è nella dignità dell’essere umano, è nella sua appartenenza a un tracciato che respira l’eternità così afferma Hanna Arendt: “Gli esseri umani anche se moriranno, non nascono per morire ma per incominciare”. Abbiamo sviluppato sinergie con la Mater Care International, i Centri Aiuto alla Vita e i Movimenti per la Vita , l’Associazione Pro Vita, i Giuristi per la Vita e tante altre realtà regionali e nazionali. In questo giorno speciale che ricorda i 20 anni dell’EVANGELIUM VITAE, vogliamo ricordare il passaggio fondante che l’informazione diventi conoscenza, che la conoscenza porti alla consapevolezza e che il sapère possa portare al sàpere cioè l’assaporare il gusto di servire la persona umana perché essa è la vera grande bellezza.

Il Consiglio Direttivo

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Quando si riduce l’uomo ad oggetto che si può comprare e/o scartare: tutto è possibile!

 

I fatti di Corigliano Calabro interrogano ancora una volta la nostra coscienza: con quali occhi vediamo l’essere umano? E’ talmente evidente che il piano inclinato della deriva etica è diventato ormai verticale verso l’abisso della indifferenza al destino degli esseri umani più deboli e indifesi. L’essere umano è una “cosa” che può essere scelto e prodotto a piacimento, è una merce di scambio per gli scopi più diversi. Può essere acquistato come l’utero in affitto, può essere venduto da una coppia all’altra, può essere sacrificato come e quando si vuole in nome di un ritorno economico che è sempre un ritorno egoistico e individualistico dove la parola umanità e la parola pietà sono completamente bandite.

Programmare una gravidanza in funzione di una atrocità mentale come quella di abortirlo molto tardivamente per incassare 80.000,00 euro dalle assicurazioni è l’emblema di come l’embrione venga utilizzato per 30 sporchi denari.
Da qui l’urgenza di riappropriarci degli occhi del cuore perché solo gli occhi del cuore possono illuminare la mente e la scienza a riscoprire e rispettare quell’ “essenziale che è invisibile agli occhi del corpo”. (Il Piccolo Principe)

Dobbiamo diffondere una grande strategia culturale sulla vita che educhi le coscienze di credenti e non credenti, con evidenze scientifiche e testimoniali, al riconoscimento del volto umano dell’embrione e della vita anche quando essa non è visibile agli occhi del corpo. Come giustamente è stato detto si combatte l’aritmetica della ferocia con la resistenza del bene.

Il Consiglio Direttivo

CLICCA QUI Per visualizzare il Comunicato_n1_2015

 

Riconoscimento dell’A.I.G.O.C. come Associazione Privata di fedeli da parte del Vescovo Domenico Sigalini nella Diocesi Suburbicaria di Palestrina con decreto canonico n. 65 del 25 luglio 2014.

L’ A.I.G.O.C. è nata il 25 marzo 2009 dal desiderio di servire la chiesa senza fare fondamentalismi etici ma raccogliendo l’invito dei pontefici (il Beato Paolo VI, San Giovanni Paolo II, e Benedetto XVI) al fine di coniugare fede e scienza, verità e carità nel servizio alla vita nascente, alla coppia e alla famiglia.
La Diocesi Suburbicaria di Palestrina, nella persona del Vescovo Domenico Sigalini, ha suggellato la sua ecclesialità con il decreto canonico del 25 luglio 2014 (prot. 65) nominando assistente spirituale il rev. Don Paolo Morocutti.

L’associazione tutta gioisce di questo riconoscimento e ringrazia Dio, la Santa Madre di Dio e il Vescovo Sigalini per questo atto di paterna pastoralità, impegnandosi a servire Dio, la Chiesa e ogni persona umana con competenza scientifica, passione e dedizione.

Per visualizzare il Comunicato n 7 DEL 21 10 14 CLICCA QUI

Allegato n.1.Decreto-assistente-AIGOC_elab

Allegato n.2.Decreto-riconoscimento-AIGOC_pdf

 

PIENA  SOLIDARIETà  A  MARGHERITA  ULISSE
l’Infermiera del Pronto Soccorso di Voghera Dimessasi a causa di “Pillole del Giorno Dopo”

 

Il Consiglio Direttivo dell’AIGOC, Associazione Italiana Ginecologi Ostetrici Cattolici, nell’esprimere A Margherita Ulisse piena solidarietà e condivisione delle sofferenze e dei disagi sofferti a causa della sua coerenza alla deontologia professionale ed al primato da lei dato nell’agire professionale quotidiano alla scienza e coscienza nella piena consapevolezza delle conseguenze delle sue scelte, non può non denunciare – ancora una volta – il clima totalitario e di vero e proprio mobbing culturale in cui oggi si trovano ad agire gli Operatori Sanitari.

Mentre si enfatizza nei corsi di aggiornamento del Personale delle ASL il “i care”, “io mi prendo cura di te”, non si esita a sparare a zero, a mettere alla gogna chi concretamente cerca di tradurlo in pratica quando ciò contrasta con l’ideologia di moda!

Se esaminiamo razionalmente l’operato dell’Infermiera Margherita ci possiamo rendere conto che nel rispetto delle regole del “triage del Pronto Soccorso”, secondo il quale le due ragazze non presentavano segni di emergenza e/o urgenza tali da rientrare in un codice “verde” o “bianco”, perché la “pillola del giorno dopo” può essere assunta entro 72 ore dal rapporto sessuale, l’Infermiera ha cercato di prendersi cura delle due ragazze dialogando con loro per far loro prendere coscienza (primo passo per un consenso veramente informato) dell’oggetto della loro richiesta e del meccanismo d’azione della sostanza da loro richiesta.

Tutto il resto è pura propaganda ideologica! Non basta, infatti, la sostituzione del foglietto illustrativo, operata di recente dall’AIFA (vedi nostro comunicato n. 1 del 8/2/2014), per cambiare il reale meccanismo d’azione del levonorgestrel (Norlevo) (vedi nostro documento del 4 luglio 2012) e per assicurare che non è abortivo (a tal proposito bisogna chiedersi alla luce di vicende – in questi giorni venute alla luce del sole – quanto ci si può fidare di Organismi di controllo istituzionali!), né una delibera od una linea d’indirizzo regionale può annullare il diritto costituzionale di ogni Operatore Sanitario di agire sempre e comunque secondo scienza e coscienza.

Ci rattrista ed addolora – ma non ci sorprende ! – il constatare che i mezzi di comunicazione di massa (RAI 1 in particolare) abbiano data tanta enfasi alla vicenda senza invitare “esperti” che la pensano in modo diverso da quello dell’ideologia dominante e senza rendersi conto che facendo propaganda alla cultura di morte – come dimostrano i dati offerti nella stessa trasmissione mattutina sulla violenza alle donne – non si fa altro che aumentare questa esecrabile cultura.

Se l’Italia è ancora al 18° posto nella classifica degli Stati Europei con più alto tasso di violenza nei confronti delle donne, i cui primi 5 posti sono occupati da Danimarca, Finlandia, Svezia, Olanda e Francia, una spiegazione forse ci sarà? Evidentemente i cosiddetti “nuovi diritti civili”, già totalmente realizzati in questi prime cinque nazioni, rendono l’uomo più egoista e violento, perché hanno di fatto calpestato e distrutto il fondamento del rispetto dovuto ad ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale, la sua dignità, reificandolo, rendendolo una merce che si può commissionare, comprare, vendere, esigere, scartare … uccidere con l’avallo della legge!

Per visualizzare il Comunicato CLICCA QUI COMUNICATO N 6 – 8 ott 2014

COMUNICATO STAMPA N. 5 DEL 16 LUGLIO 2014

 

La Fecondazione in vitro in Italia si conferma per il terzo anno consecutivo come prima causa di morte certificata degli embrioni

 

Il Ministro della Salute, on. Beatrice Lorenzin, il 30 giugno ha presentato l’annuale relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della legge contenente norme in materia di Procreazione Medicalmente Assistita (Legge 10 febbraio 2004, n. 40, articolo 15), ma – nonostante il considerevole aumento del numero delle pagine (33 in più rispetto a quella del 2013!) – alla fine della lettura dei dati e dei commenti in essa contenuti risorge spontanea la domanda: qual è il fine di questa relazione ? Ovvero la conoscenza di quello che accade nei centri di fecondazione in vitro serve ad aiutare i Parlamentari a rendere più rispettose della dignità e della vita umana di tutti i soggetti coinvolti (uomini e donne desiderosi di avere un figlio e gli embrioni prodotti per realizzare tale desiderio) – se è possibile – antiche tecniche di riproduzione animale che il progresso scientifico ritiene una conquista di civiltà da  applicare all’uomo?

Leggendo la relazione appare subito chiaro che la stessa è stata stilata secondo logiche imprenditoriali, utilizzando – nonostante l’invito rivolto più volte a prendere in considerazione il costo in vite umane innocenti di queste tecniche – indici che fanno apparire queste tecniche molto più efficaci di quanto lo siano realmente.  Nelle varie tabelle si continua a riportare la percentuale di gravidanze su cicli iniziati (19,70), la percentuale di gravidanze su trasferimenti effettuati (25,78%), ma non si trova alcuna correlazione percentuale tra numero di nati vivi  e numero di ovociti fecondati (zigoti prodotti) e scongelati oppure tra numero di nati vivi e numero di embrioni trasferiti in utero!

Per tale motivo noi vogliamo – anche quest’anno – leggere la relazione con gli occhi del medico, che secondo l’insegnamento ippocratico dovrebbe essere sempre dalla parte della vita, e con gli occhi dei concepiti, che sono gli involontari protagonisti principali, o meglio le vittime prestabilite di queste tecniche.

Numero coppie trattate  ( a fresco) (vedi tab. 1 pag. 4) 46.481
Numero cicli trattati  ( a fresco) (vedi tab. 1 pag. 4) 55.495
Num. coppie trattate  (con scongelamento di embrioni od ovociti) (tab. 3.48) 7.967
Numero cicli trattati  (con scongelamento di embrioni od ovociti) (tab. 3.48) 8.702
Numero trasferimenti di embrioni (vedi fig. 3.14) 49.054
Numero embrioni trasferiti   (vedi tab. 3.77) 105.324
Numero gravidanze  (vedi tab. 1 pag. 4) 12.646
Numero Nati Vivi      (vedi tab. 1 pag. 4) 9.818
Numero Parti             (vedi tab. 1 pag. 4) 8.127

Se leggiamo con gli occhi del Medico o mettendoci nei panni dei Concepiti i numeri della tabella sopra riportata, i cui dati sono presi in prevalenza dalla tabella I della relazione ministeriale, risulta evidente che solo 9.818 dei 105.324 embrioni trasferiti in utero ha avuto la possibilità di vedere la luce del sole, mentre 95.506 embrioni, cioè  il 90,68% degli embrioni trasferiti in utero, è stato sacrificato consapevolmente e volontariamente per poter ottenere la nascita dei 9.818 fratellini sopravvissuti!

ANNO 2007 2008 2009 2010 2011 2012
Numero coppie trattate 36.465 40.574 43.972 50.090 53.305 54.458
Numero embrioni trasferiti 77.001 85.113 93.880 103.526 99.251 105.324
Numero  Nati Vivi 6.800 7.855 8.452 10.036 9.657 9.818
Numero Parti 5.437 6.245 6.777 8.163 8.002 8.127
N. embrioni trasferiti sacrificati 70.201 77.258 85.428 95.596 96.945 95.506
N. totale Embrioni sacrificati   79.082 109.818 121.750 141.652 154.381
N. embrioni crioconservati   763 7.377 16.280 18.798 18.957
% coppie con figli in braccio 13,13 15,39 15,41 16,29 14,94 14,92

Questo numero diventa ancora maggiore ove si tenga conto che gli ovociti a fresco fecondati (zigoti) sono stati 154.902 (tab. 3.44), cui bisogna aggiungere i 12.611 embrioni scongelati (tab. 3.50) ed i 5.825 embrioni formati dai 12.437 ovociti scongelati, dei quali 8.251 sono stati inseminati (tab. 3.52), che portano a 173.338 il numero dei concepiti prodotti ed a 154.381 il numero dei concepiti sacrificati – i cui diritti (anche quello alla vita?!?) l’articolo 1 comma 1 della legge 40 dichiara di assicurare – per far aver in braccio uno o più bambini a 8002 delle 54.458 coppie, che hanno fatto ricorso alla fecondazione in vitro nel 2012!

 

Per scaricare il Comunicato CLICCA QUIComunicato-n5 del 16.7.14

L’Italia è ancora una repubblica democratica in cui il popolo è sovrano o un regime oligarchico?

 

italiaDopo i magistrati anche i presidenti di giunta regionale si arrogano il diritto di legiferare e di privare i cittadini dei loro diritti costituzionali.

I Soci dell’Associazione Italiana Ginecologi Ostetrici Cattolici, riuniti oggi a Roma in Assemblea Straordinaria, dopo aver letto e sentito quanto i mass media riferiscono sul decreto  “RETE PER LA SALUTE DELLA DONNA, DELLA COPPIA E DEL BAMBINO: RIDEFINIZIONE E RIORDINO DELLE FUNZIONI E DELLE ATTIVITÀ DEI CONSULTORI FAMILIARI REGIONALI”, emesso dal presidente Nicola Zingaretti, in qualità di Commissario ad Acta per la Sanità della Regione Lazio hanno dato mandato al Consiglio Direttivo di emettere un Comunicato stampa per stigmatizzare la manifesta violazione della legge 194 e del diritto di “obiezione di coscienza” garantito dalla ancora vigente Costituzione Italiana operata dallo Zingaretti.

Contrariamente a quanto affermato dai fautori dell’aborto libero e del presunto diritto di aborto e dai mass media – alcuni dei quali mantenuti in vita dai soldi di tutti i contribuenti italiani – l’ art. 9 della legge 194/1078  garantisce il diritto di “obiezione di coscienza” affermando in modo inequivocabile che “Il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie non è tenuto a prendere parte alle procedure di cui agli articoli 5 e 7 ed agli interventi per l’interruzione della gravidanza quando sollevi obiezione di coscienza, con preventiva dichiarazione”.

Se il Legislatore avesse voluto limitare il diritto di “obiezione di coscienza” ai soli interventi per l’interruzione della gravidanza non avrebbe prima scritto nell’articolo 9 che il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie non è tenuto a prendere parte alle procedure di cui agli articoli 5 e 7!
L’articolo 5, infatti, parla espressamente del documento da rilasciare alla donna per potersi recare dopo sette giorni in ospedale per sottoporsi all’aborto volontario nei primi 90 giorni di gravidanza; mentre l’articolo 7 tratta del certificato medico attestante l’esistenza dei processi patologici che determinano un grave pericolo per la salute fisica e psichica della donna, che le consente di abortire volontariamente dopo il 90° giorno di gravidanza.

Il richiamo esplicito agli artt. 5 e 7 della legge 194 nell’articolo 9 – contrariamente a quello che il Commissario ad acta Zingaretti vuole credere e con lui i ginecologi schierati a favore dell’aborto libero e gli operatori dell’informazione che non rispettano neanche il significato delle parole ! – è un chiaro ed inequivocabile segno che il Legislatore ha ritenuto nello scrivere questa mortifera legge (non dimentichiamo che ha già mietuto circa sei milioni di vittime innocenti !) aveva ben chiaro che dal punto di vista etico il rilascio dell’attestato di cui all’art. 5 o del certificato di cui all’art. 7 si configurava come una partecipazione diretta all’aborto volontario stesso, per cui nessun cittadino che ritiene l’aborto l’uccisione di un essere umano innocente, indifeso e debole, poteva e possa in alcun modo essere costretto a prendere parte al processo che inizia con il rilascio dell’attestato e si conclude o con la somministrazione della RU486 o con l’intervento chirurgico.

In una legge mortifera, totalmente ingiusta, disastrosa per la salute di milioni di donne, di coppie, di famiglie e dello stesso Stato, che vive un gelo demografico che già crea molti problemi assistenziali e previdenziali, l’art. 9 è di una linearità e chiarezza da non prestarsi ad alcuna manipolazione linguistica o camuffamento, per cui il decreto Zingaretti per noi si configura come un abuso di potere ed un manifesto mobbing nei confronti degli Operatori Sanitari della Regione Lazio, perché non è suo potere modificare una legge dello stato!

Le motivazioni addotte sono false, come chiaramente ha dimostrato l’ultima relazione al Parlamento sulla legge 194/1978 del Ministro della salute del 13 settembre 2013.

I motivi sono esclusivamente ideologici come dimostra anche il tentativo di privare i medici del diritto di agire sempre “secondo scienza e coscienza” cercando di imporre loro la prescrizione di pillole del giorno dopo o di contraccettivi potenzialmente abortivi.

Vogliamo sperare che l’abuso di potere e l’arroganza dell’Amministratore non diventi norma di vita nella nostra Italia, già gravemente depauperata di riferimenti valoriali per le Giovani Generazioni, e che il presidente Nicola Zingaretti sia prontamente indotto a ritirare il decreto emesso in evidente violazione dei suoi poteri e dell’art. 9 della stessa legge 194/1978.

Roma, 25 giugno 2014

Comunicato Obiezione Regione Lazio per scaricare il pdf CLICCA QUI

Dalla consulta un nuovo, durissimo attacco alla dignità umana ed allo spirito della Costituzione Italiana

 

fecondazione eterologoIl Consiglio Direttivo dell’AIGOC di fronte alla sentenza della Corte Costituzionale di ieri, che dichiara incostituzionale il divieto della fecondazione eterologa della legge 40/2004, unanimemente esprime la propria amarezza e tristezza nel prendere atto che con questa ulteriore sentenza la Corte Costituzionale decreta la totale reificazione e mercificazione della persona umana in evidente contrasto con lo spirito che animò i Padri Costituenti nella stesura della nostra Carta Costituzionale e i Rappresentanti dei Popoli che avevano sperimentato i disastri della dittatura e dell’eugenetica nella stesura della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

Come ripetutamente abbiamo affermato con l’approvazione della legge 40/2004 e l’introduzione in Italia della fecondazione in vitro – anche a carico del Servizio Sanitario Nazionale! – la difesa della dignità e della vita umana aveva già subito un duro colpo perché il potere di produrre nuove vite umane veniva affidato alle mani dei biologi e della tecnologia.

Un colpo ancora più grave è stato inferto dalla Consulta nel 200 con la sentenza che ha abolito il limite di embrioni da produrre e trasferire in utero e consente la produzione di embrioni in numero superiore a quello che si pensa di trasferire in utero e la possibilità di crioconservarli, dimostrando nei fatti che l’embrione non è affatto tutelato nel suo diritto alla vita e che l’unica preoccupazione della Corte è quella di tutelare il fantomatico diritto della coppia ad avere un figlio a qualunque costo.

Con la sentenza di ieri la Consulta ha di fatto decretato che il desiderio di una coppia di avere un figlio può essere soddisfatto anche comprando – come già avviene in altre nazioni – ovuli o spermatozoi o addirittura direttamente uno o più figli o affittando l’utero di una donna per nove mesi approfittando della sua povertà o del suo bisogno di danaro senza preoccuparsi delle ripercussioni psicologiche che la stessa donna può manifestare nel tempo.

La persona umana più indifesa e bisognosa di tutela da parte dello Stato diventa una merce da consumo, che si può comprare e buttare via se non ha le caratteristiche richieste; la donna diventa anch’essa un contenitore, un oggetto che si può affittare e poi abbandonare a sé stessa: la dignità umana viene calpestata mentre si declama il rispetto dei diritti civili ed una nuova e più disumana forma di schiavismo viene di fatto autorizzata e fatta passare per conquista civile.

D’altronde è proprio mentre nel gennaio di quest’anno (28/01/2014) il British Medical Journal riporta la posizione di chi fa fecondazione artificiale da 30 anni ( Centri di Amsterdam, di Aberdeen e di Adelaide, in Australia) che afferma che vi è il 90% di rischio in più di morte perinatale, il 70% di rischio in più di malformazioni congenite e il 50% di rischio in più di nascite pre-termine. Conclude: “Stiamo utilizzando troppo la fecondazione assistita?”

La fecondazione in vitro sia omologa che eterologa – lo riaffermiamo ancora una volta – non è una terapia della sterilità coniugale, ma una tecnica alternativa di produzione umana, la cui efficacia tra l’altro è molto bassa e tale si è mantenuta nel tempo: i dati forniti dal Ministro della Salute relativi all’anno 2011 mostrano chiaramente che la percentuale tra nati vivi (9.657) ed embrioni trasferiti in utero (99.251) è del 9,6% e quella ancor più veritiera tra nati vivi ed embrioni prodotti e scongelati (170.107) del 6,38%.

Non ci resta che augurarci che di fronte a questi pericoli il Governo ed il Parlamento non restino passivi e conniventi come in precedenti pronunciamenti della Consulta e di altri Giudici, che si sono sostituiti ai Legislatori.

ComunicatoEterologa2014 per scaricare il pdf CLICCA QUI

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