Il Consiglio di Stato ha confermato quanto dichiarato dal TAR del Lazio nel maggio 2021 sulla liceità dell’acquisto della “pillola dei 5 giorni dopo” senza prescrizione medica per le ragazze di età inferiore ai diciotto anni.

Le argomentazioni con le quali è stato respinto il ricorso cavalcano gli stessi equivoci “semantici” sui meccanismi di azione dell’Ulipristal acetato (UPA) principio attivo della pillola dei 5 giorni dopo “ellaOne”, cui la letteratura scientifica, ha già ampiamente risposto. L’Ulipristal Acetato ha un’azione antiprogestinica, molto simile al MIfepristone ovvero la pillola RU486, utilizzata per l’aborto volontario farmacologico. Come gli autori Brache et al. 2010 e Stratton et al. 2010 hanno descritto, l’UPA ha un effetto esclusivo inibitorio sull’ovulazione soltanto nella fase iniziale del ciclo ovarico, prima dell’aumento dell’ormone LH che prepara l’ovulazione.  Questo effetto anti-ovulatorio, a partire dall’inizio dell’aumento dell’ormone LH nel sangue della donna – indicato nel grafico con il cerchietto 3 – tende a decrescere fino al picco dell’ormone LH. Dopo       prevale come unico effetto quello di inibire l’annidamento median-te la saturazione dei recettori endometriali per il progesterone da parte dell’UPA (vedi figura), che rende ipo-trofico l’endometrio, per cui – qualora non venisse inibita l’ovula-zione –  l’embrione non riuscirebbe comunque ad annidarsi nella parete uterina. Si tratta di un effetto abortivo molto precoce. Tale problematica di carattere bioetico posta dalla Scienza viene taciuta con un artifizio semantico dal momento che l’American College of Obstetricians and Gynegologist (ACOG) con la pubblicazione del Terminology Bulletin del 1965, ha arbitrariamente cambiato il significato del termine “concepimento”. Con questa parola non bisognava oramai intendere la fecondazione – cioè, la fusione di ovulo e spermatozoo -, bensì da allora l’annidamento dell’embrione nell’endometrio.  Così risulta “non umano” il nuovo e irripetibile “individuo concepito” che è invece perfettamente autonomo e che non utilizza i nutrienti materni per svilupparsi e “viaggiare” dalla tuba alla cavità endometriale per l’impianto . Solo accettando una definizione così strumentale per i giudici si può e anzi si “deve” ancora parlare di “contraccezione d’emergenza”. L’AIFA ha scelto questa interpretazione strumentale dell’inizio della vita pur essendo a conoscenza dei molti ed autorevolissimi studi che hanno confermato con metodo scientifico che la vita umana inizia nel momento del concepimento (R.J. Scothorne, Early Development, 1976; R.G. Edwards, Conception in the Human Female, Accademic Press 1980, pag. 610 fig. 8.14d; R.G. EDWARDS – P.G. STEPTOE, A matter of life, London, 1981, pag. 101; P. Bischof et AL. Human Reproduction Update 1996; S.F. GILBERT, Developmental Biology, Sinauer, Sunderland (Mass), 6st edit., 2000, pag. 185; British Medical Journal editoriale novembre 2000; H.PEARSON: NATURE  VOL. 418, 4 JULE 2002) e ha autorizzato anche per le minorenni l’uso dell’ ellaOne senza bisogno di ricetta medica.

Trattare l’UPA alla stregua di un “farmaco da banco” senza la necessità di ottenere un “consenso informato” espone clinicamente ad un rischio, non solo la salute fisica delle giovanissime che ne fanno già abbondante uso ed in forma tutt’altro che occasionale, ma anche la salute psichica per le importanti implicazioni bioetiche descritte. Anche a distanza di anni dall’assunzione, la consapevolezza di aver assunto un farmaco potenzialmente abortivo è causa di depressione e disturbi dell’umore anche gravi.  Riguardo alla salute fisica,  il principio attivo della pillola dei 5 giorni dopo (UPA) riconosciuto nel 2018 dall’ EMA e dal Prac (Comitato di Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza) come causa di gravi effetti tossici sul fegato delle donne che lo assumevano al dosaggio di 5mg/die per cicli di alcuni mesi per la terapia della fibromatosi uterina  è stato, prima ritirato dal commercio e, successivamente reintrodotto solo previa  compilazione di un Piano terapeutico con la raccomandazione di un’attenta sorveglianza della funzionalità epatica.

La pillola ellaOne ha un dosaggio 6 volte maggiore (30 mg) di UPA e, sebbene l’AIFA esclude un simile possibile rischio di danno epatico grave, ipotizzandone un uso solo occasionale, è naturale avere forti perplessità in considerazione della sua documentata frequenza di utilizzo. Considerando che la scelta di assumere un tale farmaco  avviene solitamente in un momento di confusione e di timore, sarebbe ancora più necessaria  la possibilità di avere un consulto con persone intellettualmente competenti e oneste.

Il Consiglio di Stato ha voluto affermare la logica del principio dell’autodeterminazione assoluta sulle proprie scelte di salute, questa volta, anche per soggetti delicati quali le donne adolescenti che, ignare degli effetti biologici delle sostanze, vengono indotte ad assumerle a prescindere da eventuali rischi per la salute fisica e psichica, in risposta all’unico “contingente” scopo di evitare una gravidanza.

La gravidanza viene così considerata alla stregua di una malattia a prognosi infausta da giustificare l’utilizzo di un qualsiasi farmaco ad “occhi chiusi”; cosa che non viene fatta neanche per una patologia tumorale. Si rinuncia ad educare i giovani ad una scelta affettiva e sessuale responsabile e pienamente appagante. Il fallimento di un tale approccio è ampiamente dimostrato dal fatto che i Paesi che più hanno facilitato il ricorso alla contraccezione/intercezione registrano un incremento dei tassi di aborti volontari e di una mentalità disimpegnata, se non ostile, nei confronti del partner e di un’eventuale  vita nascente. Proprio l’opposto di quanto necessitano le donne!

L’Italia è ancora una repubblica democratica in cui il popolo è sovrano o un regime oligarchico?

 

italiaDopo i magistrati anche i presidenti di giunta regionale si arrogano il diritto di legiferare e di privare i cittadini dei loro diritti costituzionali.

I Soci dell’Associazione Italiana Ginecologi Ostetrici Cattolici, riuniti oggi a Roma in Assemblea Straordinaria, dopo aver letto e sentito quanto i mass media riferiscono sul decreto  “RETE PER LA SALUTE DELLA DONNA, DELLA COPPIA E DEL BAMBINO: RIDEFINIZIONE E RIORDINO DELLE FUNZIONI E DELLE ATTIVITÀ DEI CONSULTORI FAMILIARI REGIONALI”, emesso dal presidente Nicola Zingaretti, in qualità di Commissario ad Acta per la Sanità della Regione Lazio hanno dato mandato al Consiglio Direttivo di emettere un Comunicato stampa per stigmatizzare la manifesta violazione della legge 194 e del diritto di “obiezione di coscienza” garantito dalla ancora vigente Costituzione Italiana operata dallo Zingaretti.

Contrariamente a quanto affermato dai fautori dell’aborto libero e del presunto diritto di aborto e dai mass media – alcuni dei quali mantenuti in vita dai soldi di tutti i contribuenti italiani – l’ art. 9 della legge 194/1078  garantisce il diritto di “obiezione di coscienza” affermando in modo inequivocabile che “Il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie non è tenuto a prendere parte alle procedure di cui agli articoli 5 e 7 ed agli interventi per l’interruzione della gravidanza quando sollevi obiezione di coscienza, con preventiva dichiarazione”.

Se il Legislatore avesse voluto limitare il diritto di “obiezione di coscienza” ai soli interventi per l’interruzione della gravidanza non avrebbe prima scritto nell’articolo 9 che il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie non è tenuto a prendere parte alle procedure di cui agli articoli 5 e 7!
L’articolo 5, infatti, parla espressamente del documento da rilasciare alla donna per potersi recare dopo sette giorni in ospedale per sottoporsi all’aborto volontario nei primi 90 giorni di gravidanza; mentre l’articolo 7 tratta del certificato medico attestante l’esistenza dei processi patologici che determinano un grave pericolo per la salute fisica e psichica della donna, che le consente di abortire volontariamente dopo il 90° giorno di gravidanza.

Il richiamo esplicito agli artt. 5 e 7 della legge 194 nell’articolo 9 – contrariamente a quello che il Commissario ad acta Zingaretti vuole credere e con lui i ginecologi schierati a favore dell’aborto libero e gli operatori dell’informazione che non rispettano neanche il significato delle parole ! – è un chiaro ed inequivocabile segno che il Legislatore ha ritenuto nello scrivere questa mortifera legge (non dimentichiamo che ha già mietuto circa sei milioni di vittime innocenti !) aveva ben chiaro che dal punto di vista etico il rilascio dell’attestato di cui all’art. 5 o del certificato di cui all’art. 7 si configurava come una partecipazione diretta all’aborto volontario stesso, per cui nessun cittadino che ritiene l’aborto l’uccisione di un essere umano innocente, indifeso e debole, poteva e possa in alcun modo essere costretto a prendere parte al processo che inizia con il rilascio dell’attestato e si conclude o con la somministrazione della RU486 o con l’intervento chirurgico.

In una legge mortifera, totalmente ingiusta, disastrosa per la salute di milioni di donne, di coppie, di famiglie e dello stesso Stato, che vive un gelo demografico che già crea molti problemi assistenziali e previdenziali, l’art. 9 è di una linearità e chiarezza da non prestarsi ad alcuna manipolazione linguistica o camuffamento, per cui il decreto Zingaretti per noi si configura come un abuso di potere ed un manifesto mobbing nei confronti degli Operatori Sanitari della Regione Lazio, perché non è suo potere modificare una legge dello stato!

Le motivazioni addotte sono false, come chiaramente ha dimostrato l’ultima relazione al Parlamento sulla legge 194/1978 del Ministro della salute del 13 settembre 2013.

I motivi sono esclusivamente ideologici come dimostra anche il tentativo di privare i medici del diritto di agire sempre “secondo scienza e coscienza” cercando di imporre loro la prescrizione di pillole del giorno dopo o di contraccettivi potenzialmente abortivi.

Vogliamo sperare che l’abuso di potere e l’arroganza dell’Amministratore non diventi norma di vita nella nostra Italia, già gravemente depauperata di riferimenti valoriali per le Giovani Generazioni, e che il presidente Nicola Zingaretti sia prontamente indotto a ritirare il decreto emesso in evidente violazione dei suoi poteri e dell’art. 9 della stessa legge 194/1978.

Roma, 25 giugno 2014

Comunicato Obiezione Regione Lazio per scaricare il pdf CLICCA QUI

Dalla consulta un nuovo, durissimo attacco alla dignità umana ed allo spirito della Costituzione Italiana

 

fecondazione eterologoIl Consiglio Direttivo dell’AIGOC di fronte alla sentenza della Corte Costituzionale di ieri, che dichiara incostituzionale il divieto della fecondazione eterologa della legge 40/2004, unanimemente esprime la propria amarezza e tristezza nel prendere atto che con questa ulteriore sentenza la Corte Costituzionale decreta la totale reificazione e mercificazione della persona umana in evidente contrasto con lo spirito che animò i Padri Costituenti nella stesura della nostra Carta Costituzionale e i Rappresentanti dei Popoli che avevano sperimentato i disastri della dittatura e dell’eugenetica nella stesura della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

Come ripetutamente abbiamo affermato con l’approvazione della legge 40/2004 e l’introduzione in Italia della fecondazione in vitro – anche a carico del Servizio Sanitario Nazionale! – la difesa della dignità e della vita umana aveva già subito un duro colpo perché il potere di produrre nuove vite umane veniva affidato alle mani dei biologi e della tecnologia.

Un colpo ancora più grave è stato inferto dalla Consulta nel 200 con la sentenza che ha abolito il limite di embrioni da produrre e trasferire in utero e consente la produzione di embrioni in numero superiore a quello che si pensa di trasferire in utero e la possibilità di crioconservarli, dimostrando nei fatti che l’embrione non è affatto tutelato nel suo diritto alla vita e che l’unica preoccupazione della Corte è quella di tutelare il fantomatico diritto della coppia ad avere un figlio a qualunque costo.

Con la sentenza di ieri la Consulta ha di fatto decretato che il desiderio di una coppia di avere un figlio può essere soddisfatto anche comprando – come già avviene in altre nazioni – ovuli o spermatozoi o addirittura direttamente uno o più figli o affittando l’utero di una donna per nove mesi approfittando della sua povertà o del suo bisogno di danaro senza preoccuparsi delle ripercussioni psicologiche che la stessa donna può manifestare nel tempo.

La persona umana più indifesa e bisognosa di tutela da parte dello Stato diventa una merce da consumo, che si può comprare e buttare via se non ha le caratteristiche richieste; la donna diventa anch’essa un contenitore, un oggetto che si può affittare e poi abbandonare a sé stessa: la dignità umana viene calpestata mentre si declama il rispetto dei diritti civili ed una nuova e più disumana forma di schiavismo viene di fatto autorizzata e fatta passare per conquista civile.

D’altronde è proprio mentre nel gennaio di quest’anno (28/01/2014) il British Medical Journal riporta la posizione di chi fa fecondazione artificiale da 30 anni ( Centri di Amsterdam, di Aberdeen e di Adelaide, in Australia) che afferma che vi è il 90% di rischio in più di morte perinatale, il 70% di rischio in più di malformazioni congenite e il 50% di rischio in più di nascite pre-termine. Conclude: “Stiamo utilizzando troppo la fecondazione assistita?”

La fecondazione in vitro sia omologa che eterologa – lo riaffermiamo ancora una volta – non è una terapia della sterilità coniugale, ma una tecnica alternativa di produzione umana, la cui efficacia tra l’altro è molto bassa e tale si è mantenuta nel tempo: i dati forniti dal Ministro della Salute relativi all’anno 2011 mostrano chiaramente che la percentuale tra nati vivi (9.657) ed embrioni trasferiti in utero (99.251) è del 9,6% e quella ancor più veritiera tra nati vivi ed embrioni prodotti e scongelati (170.107) del 6,38%.

Non ci resta che augurarci che di fronte a questi pericoli il Governo ed il Parlamento non restino passivi e conniventi come in precedenti pronunciamenti della Consulta e di altri Giudici, che si sono sostituiti ai Legislatori.

ComunicatoEterologa2014 per scaricare il pdf CLICCA QUI

L’Italia è ancora uno stato democratico e libero?

 

pillole h160La pubblicazione sul supplemento ordinario n. 10 della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 4 febbraio ultimo scorso del nuovo foglietto illustrativo del NORLEVO®, nel quale L’AIFA ha apportato una modifica sostanziale ai punti 4.2, 4.4, 4.5, 4.8 e 5.1, dei corrispondenti paragrafi del Foglio Illustrativo e delle Etichette, che in sostanza cancella la vecchia dicitura “il farmaco potrebbe anche impedire l’impianto” sostituendola con “inibisce o ritarda l’ovulazione”, ci sorprende, ci rattrista e ci preoccupa.

Ci sorprende: dal punto di vista scientifico nulla di nuovo è stato provato rispetto a qualche anno fa che possa autorizzare un’Agenzia, che ha come compito primario la tutela della salute di tutti i cittadini e l’informazione corretta, aggiornata e completa sui meccanismi d’azione di tutti i farmaci ed in particolare di quelli che possano avere implicazioni etiche per una popolazione come la nostra, che nella stragrande maggioranza risulta essere appartenente alla Chiesa Cattolica (vedi registri dei Battesimi), sui loro effetti collaterali, … .

Anzi alcune pubblicazioni più recenti che mettono a confronto  ELLAONE®  a base di ulipristal acetato (UPA) e NORLEVO® a base di lenonorgestrel (LNG) come pillola post coitale sottolineano che
•    L’UPA ha una durata più prolungata del meccanismo di azione rispetto al LNG: secondo la documentazione tecnica, questo non inibisce o ritarda l’ovulazione quando cresce il livello di LH.
•    L’UPA ha una efficacia per 5 giorni (anche nel caso di picco HL), in contrasto con il LNG (rapida perdita di efficacia)
•    Il LNG mantiene la sua efficacia di controllo delle nascite (non di blocco dell’ovulazione!) anche se assunto entro 96 ore.

Ci rattrista: constatare che anche in Italia si cerchi di spacciare per dato scientifico certo e certificato da un’agenzia, mantenuta in vita con i soldi strasudati e sofferti dei cittadini onesti, un camuffamento linguistico funzionale solo a chi vuole vendere i propri prodotti senza rispettare la coscienza degli acquirenti ed a chi vuole controllare la popolazione mondiale come un burattinaio.

Ci preoccupa: il tentativo ben evidenziato dalle affermazioni di Emilio Arisi, presidente della Smic, su quotidianosanità.it di oggi  “Cade definitivamente l’appiglio che consentiva ai medici obiettori di coscienza di negare la somministrazione della contraccezione di emergenza. Si colma così un gap noto da anni a tutta la comunità scientifica – ha detto– e si corregge una vecchia scheda tecnica che risale al 2000” di privare il medico della sua libertà di agire “secondo scienza e coscienza” ed i cittadini del diritto di essere rettamente e totalmente informati sui farmaci dall’AIFA.
La nostra preoccupazione nasce dal fatto che questo tipo di comportamento, che non è isolato (basti pensare alle direttive dell’UNAR per la Scuola, alle Linee guida per un’informazione rispettosa delle persone LGBT, al disegno di legge Scalfarotto in discussione al Parlamento, …), è tipico degli stati totalitari che pensano di regolare la vita dei cittadini con leggi o direttive contrari al sentire comune ed alle verità scientifiche.

Ma finché la Costituzione Italiana non verrà modificata nei suoi principi ispiratori il presidente della Smic non si illuda che tutti i medici saranno costretti dal foglietto illustrativo modificato a prescrivere le pillole abortive, perché la clausola di coscienza permette ad ogni cittadino ed a ogni medico di agire nel rispetto della propria coscienza e della dignità di ogni persona umana.

Nei prossimi giorni ci riserviamo di far pervenire al Ministro della Salute ad interim la documentazione scientifica che sta alla base del nostro comunicato.

L’aborto fai da te

 

L’aborto fai da teLa RU 486 inverte e contraddice le motivazioni storiche e psicosociali che hanno motivato fortemente i fautori della legge 194: un aborto privato per quanto precoce che sia, aggiunge solitudine a solitudine. Nell’aborto chirurgico l’interruzione di gravidanza viene delegata tecnicamente a una terza persona, nell’aborto chimico, la RU 486, è la stessa madre che si autosomministra il veleno che ucciderà il proprio figlio. Gli effetti fisici sono gli stessi di un aborto chirurgico eseguito in anestesia: contrazioni, espulsione, emorragia, ma, con la RU 486 la donna vive tutto questo in diretta senza neanche l’assistenza medica, è il massimo della responsabilizzazione psicologica. La RU 486 trasforma l’attesa della gravidanza, cioè del figlio, nell’attesa della sua morte che può durare fino a 10 penosissimi giorni: e in quel tempo si può pure cambiare idea ma non si può più tornare indietro. Anche il fatto che il decorso post abortivo sia meno traumatico è tutto da dimostrare soprattutto sugli aspetti psicologici poiché la donna va incontro a un vero e proprio lutto, indipendentemente dall’epoca in cui l’aborto viene eseguito e dalla tecnica usata.

A quanti, senza alcun supporto scientifico evidente e senza considerare le conseguenze psicologiche sulla vita della donna, accusano coloro che sono contrari all’introduzione della RU 486 di voler privare le donne di uno strumento utile per abortire con minor sofferenza e maggior sicurezza, rispondiamo che tali affermazioni non possono che derivare da ignoranza scientifica e da malafede ideologica, qualità entrambe che non servono la verità, né possono recare beneficio alle donne. Comunque si cerchi di ammantare di naturalezza questa pratica dell’aborto farmacologico, esso NON È NATURALE, NON È SICURO, E NON È NÉ FACILE E NÉ INDOLORE.

Tutta la letteratura scientifica evidenzia la devastante conflittualità psicologica post-abortiva, le depressioni profonde determinate dall’elaborazione del lutto (anche di aborti precoci e spontanei) la perdita della libido, l’infertilità, la maggiore tendenza al parto pre-termine e altre problematiche più complesse come gravi sepsi che possono portare a morte dopo l’uso della RU 486 (già accertate 35 morti).

Cosa hanno detto le donne quando hanno perduto per un difetto meccanico i loro embrioni congelati al S. Filippo Neri di Roma? Hanno gridato: “Ho perso mio figlio!!”, le donne ci gridano che la perdita di un figlio non è proporzionale al suo peso in grammi o alla sua lunghezza, bensì alla sofferenza della perdita della sua presenza.

 

RASSEGNA STAMPA:

AVVENIRE, 2 Aprile 2014: Pillola del giorno dopo, cinque associazioni al Tar: è ancora abortiva

Avvenire Roma Sette, 30 Marzo 2014: RU486 in day hospital, una scelta irresponsabile…

Generazionevogliovivere.it , 27 Marzo 2014: L’ Associazione Italiana Ostetrici Cattolici sulla RU486 in regime day hospital…

Lanuovabq.it, 27 Marzo 2014: Aborto casalingo, ora c’è anche nel Lazio…

Nuovo codice di deontologia medica

 

codice deontologia medicaNella bozza del nuovo codice di deontologia medica si proclama l’autonomia e l’indipendenza del medico ma nell’articolato lo si riduce a semplice burocrate ed esecutore dei desideri altrui.

Leggendo i diversi articoli della bozza del Codice di Deontologia Medica che il Comitato Centrale della FNOMCeO ha predisposto ed inviato per la consultazione agli Ordini Provinciali ci siamo subito resi conto che l’unico motivo per cui il Comitato Centrale ha sentito la necessità di riformulare il Codice di Deontologia Medica è quello di ridurre ulteriormente l’autonomia e l’indipendenza del Medico per asservirlo alle culture dominanti e a certa medicina dei desideri, che poco ha da spartire con la prassi medica che da Ippocrate ai nostri giorni ha visto moltissimi Colleghi non solo fare diagnosi e terapia ma prendersi cura delle persone che senza riserva alcuna si affidavano alle loro cure con piena fiducia.

Già nella riformulazione dell’art. 1 i termini usati “Il Codice di deontologia medica è un corpus normativo unitario” indicano il tentativo di limitare l’autonomia e l’indipendenza del Medico e di trasformarlo da libero professionista che opera secondo scienza e coscienza in un burocrate, tentativo confermato dal flebile riferimento al Giuramento Professionale del Medico, il cui contenuto da solo è sufficiente – se messo in pratica da ogni Iscritto – per illuminare e rendere trasparente, responsabile e scientificamente valido ed aggiornato ogni nostro atto professionale.
Come Ostetrici e Ginecologi ci preme – in particolare – evidenziare l’assurda modifica dell’art. 22, che di fatto metterebbe in sordina non solo due principi fondamentali della professione medica, l’autonomia e l’indipendenza, ma anche un diritto costituzionale di tutti i cittadini Italiani. Definiamo assurda questa modifica perché in un momento in cui alcune forze politiche e culturali cercano di minare l’autonomia e l’indipendenza del medico costringendolo ad agire contro la propria coscienza e contro i principi che da sempre hanno regolato l’esercizio della nostra professione, ci saremmo aspettati da parte della FNOMCeO una difesa esplicita della nostra indipendenza ed autonomia e non la riduzione dell’atto medico a semplice esecuzione della volontà altrui.
Ridurre il Medico a burocrate, a semplice esecutore di desideri e volontà altrui in tempi in cui tutto sembra muoversi per produrre profitti non è la strada migliore per tutelare il rispetto della vita, della salute fisica e psichica, della libertà e della dignità della persona.
Ci auguriamo che la stesura finale del Nuovo Codice di Deontologia Medica non contribuisca a svilire ulteriormente la dignità della professione medica.

SCARICA: EMENDAMENTI AL CODICE DEONTOLOGICO

Comunicato Codice Deontologico per scaricare il pdf CLICCA QUI

Cresce il numero delle vittime della legge 40/2004

 

legge 40 comunicato stampa aigocIl numero delle vittime della legge 40/2004  continua a crescere: nel 2011 sono state 141.652, ma … sia i governanti che i medici ancora lo ignorano.

La lettura dell’annuale relazione del Ministro della Salute al Parlamento sullo stato di attuazione della legge contenente
norme in materia di Procreazione Medicalmente Assistita (Legge 10 febbraio 2004, n. 40, articolo 15) – pur alternandosi i Ministri – è sempre difficoltosa e rattristante perché continua ad ignorare i protagonisti principali, o meglio le vittime di queste tecniche di riproduzione applicate all’uomo.

TABELLA COMUNICATO AIGOC SULLA RELAZIONE MINISTERIALE LEGGE 40-2013 h280

Dai dati riportati nella tabella, tratti dalla relazione ministeriale del 19 luglio 2013 e che si riferiscono all’anno 2011, risulta evidente che solo 9.567 dei 99.251 embrioni trasferiti in utero ha avuto la possibilità di vedere la luce del sole, mentre 89.684 embrioni, cioè il 90,4% degli embrioni trasferiti in utero, è stato sacrificato consapevolmente e volontariamente – perché previsto ed accettato – per poter ottenere la nascita dei 9.567 fratellini sopravvissuti! Questo numero diventa ancora maggiore ove si tenga conto che gli ovociti a fresco fecondati (zigoti) sono stati 154.404 (tab. 3.44) e non 118.049 (tab. 3.55), cui bisogna aggiungere gli 11.482 embrioni scongelati ed i 4.221 (tab. 3.55) embrioni formati da scongelamento di ovociti, che portano a 170.107 il numero dei concepiti prodotti ed a 141.652 il numero dei concepiti sacrificati – i cui diritti (anche quello alla vita?!?) l’articolo 1 comma 1 della legge 40 dichiara di assicurare – per far aver in braccio uno o più bambini a 8002 (14,94%) delle 53.552 coppie, che hanno fatto ricorso alla fecondazione in vitro nel 2011! Dei 9.657 bambini nati vivi (cfr. tab. 3.66) 38 sono morti entro il 28° giorno di vita, 113 presentavano malformazioni e più del 52% presentavano problemi legati al sottopeso o alla prematurità (prevalentemente gemelli).

Dalla relazione si evince molto chiaramente che anche nel 2011 è stato registrato un aumento del numero delle coppie che hanno fatto ricorso alla Fecondazione in Vitro, del numero degli embrioni prodotti, del numero degli embrioni trasferiti in utero; mentre per la prima volta si registra la diminuzione del numero dei nati vivi. Si è registrato, inoltre un ulteriore incremento del numero degli embrioni crioconservati: 18.798! Al notevole incremento degli embrioni crioconservati si associa il maggior ricorso fatto nel 2011 ai cicli iniziati con scongelamento di embrioni rispetto ai cicli iniziati con scongelamento di ovociti.

Anche nel 2011 si assiste ad un ulteriore incremento dell’età delle donne che accedono alle tecniche di PMA: aumenta infatti l’età media delle pazienti che passa dai 35,3 anni del 2005 ai 36,5 anni: il 30,5% delle donne che nel 2011 hanno fatto ricorso alla Fecondazione in Vitro ha 40 o più anni e l’8,6% più di 43 anni.  Se teniamo conto del fatto che ad una età superiore a 42 anni il rischio di sospensione del trattamento dopo stimolazione ovarica si aggira intorno al 17,9% (cfr. tab.3.39), che la possibilità di gravidanza per prelievi si aggira intorno al 7% (fivet) ed al 6,2% (icsi) e che il 55,2% delle gravidanze iniziate ha un esito negativo e non si conclude con la nascita di un bambino vivo non riusciamo a comprendere come mai il denaro pubblico in un momento di grave crisi economica continui ad essere sperperato per offrire tecniche così poco efficaci.

Ma la cosa che più ci preoccupa, ci rattrista e ci fa temere il peggio é che anche questa Ministro della Salute commenti i dati senza fare alcun cenno al notevole numero di embrioni sacrificati coscientemente e che tanti nostri Colleghi continuino a praticare queste tecniche o ad assistere passivamente a queste vere e proprie stragi di concepiti senza porsi alcun problema di coscienza e senza alzare la voce per denunciare pubblicamente questo olocausto mostrandone la mostruosità scientifica e l’inaccettabilità umana.

Ci lascia, inoltre, molto perplessi constatare che tutte le ricerche finora finanziate abbiamo come unico obiettivo finale il ricorso alla fecondazione artificiale per ovviare ai problemi di infertilità e sterilità coniugale e che nessuna attenzione venga posta dal Ministero alle possibilità di conseguire una gravidanza offerte da un approccio naturale alla sterilità ed infertilità coniugale sia attraverso una migliore conoscenza della fertilità della donna e della coppia (Metodo Billings, Metodi Sintotermici) , sia mediante l’approccio microchirurgico nei casi di sterilità tubarica, sia mediante un approccio multidisciplinare nei casi di patologie metaboliche, coagulative, immunologiche, … .

Infine considerato che la migliore prevenzione primaria della sterilità ed infertilità di coppia – universalmente riconosciuta – è il ricercare la gravidanza nel periodo di maggiore fertilità della coppia ed in particolare della donna ( 20-34 anni) il Governo dovrebbe sentirsi più impegnato a creare le condizioni perché i giovani possano assumersi le responsabilità di formare una famiglia offrendo loro possibilità di lavoro piuttosto che sperperare il denaro pubblico per tecniche poco efficaci, non rispettose della dignità umana e della vita di innumerevoli concepiti.

Il Consiglio Direttivo dell’AIGOC

COMUNICATO AIGOC SULLA RELAZIONE MINISTERIALE LEGGE 40-2013 per scaricare CLICCA QUI

Stare a guardare con un atteggiamento pilatesco di neutralità giuridica

 

handicap-310113 h168COMUNICATO STAMPA N.2/2013 del 31 Gennaio 2013

Il Consiglio Direttivo dell’AIGOC nel rendere pubblica la risposta del Segretario Generale del Presidente della Repubblica all’appello fatto dalla Assemblea dei Soci riunita ad Aversa il 15 novembre u.s. , non può fare a meno di manifestare – come ha già fatto inviando un ulteriore appello al signor Presidente della Repubblica – la propria tristezza e delusione nel prendere atto che anche l’ultimo baluardo di difesa del Sistema Democratico Italiano preferisce star a guardare con un atteggiamento pilatesco di neutralità giuridica piuttosto che affrontare apertamente il problema posto alla Sua attenzione da professionisti che ogni giorno si trovano a lavorare a servizio della vita umana più debole ed indifesa.

Il tortuoso giro di parole e gli inappropriati richiami fatti alla Costituzione da parte dei Giudici della III Sezione Civile della Corte Costituzionale non possono cambiare la realtà dei fatti che questa sentenza ha sancito, cioè:

– Se nasce un bambino “malato” deve essere risarcito anche lui per la “vita handicappata” che dovrà vivere a causa della sua nascita, che l’errore medico non ha evitato (o ha concorso a non evitare);
– La donna ha diritto di abortire il feto “non sano” solo per il solo fatto che “non è perfetto e sano”. (“accertamento doppiamente funzionale alla diagnosi di malformazioni fetali e (condizionatamente al suo risultato positivo) all’esercizio del diritto di aborto” (pag. 9/73 PDF sentenza ).

I Dirigenti dell’AIGOC manifestano ancora la loro tristezza e delusione nel leggere nella risposta al loro appello che il Segretario Generale abbia – riportando l’espressione dei Giudici – ribadito che “vivere una vita malformata è di per se una situazione esistenziale negativa”, cosa che sicuramente non penseranno gli Atleti Italiani che hanno partecipato alle Paraolimpiadi di Londra e tanti altri portatori d handicap e le loro famiglie.

Di fronte alla gravità della situazione, che viene peggiorata da ripetuti sconfinamenti di Giudici che – sostituendosi al Parlamento – con le loro sentenze spingono i medici a praticare una medicina difensiva ed a ricercare i “bambini non sani” per poterli eliminare con l’aborto volontario inserendo di fatto nel costume italiano l’eugenismo di stato ed inculcando nella mente e nel cuore degli Italiani che “vivere una vita malformata è di per se una situazione esistenziale negativa”, l’AIGOC oltre a rinnovare l’appello al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Giustizia e della Salute rivolge un pressante appello a tutti i Partiti ed ai Candidati alle prossime consultazioni elettorali perché
si esprimano in merito e prendano dei precisi impegni con gli elettori su questi temi che sono fondamentali per il bene comune ed il futuro della nostra amata Italia.

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L’embrione non è mero materiale biologico

 

embrioni crioconservatiCOMUNICATO STAMPA del 14 Dicembre 2012

Il contenuto del comunicato n. 59 dell’Associazione Scienza & Vita mentre ci trova d’accordo nell’affermare che il concepito (l’embrione) non è mero materiale biologico e che deve essere – come recita anche l’art. 1 della stessa legge 40/2004 – tutelato e rispettato come esige la sua inerente dignità umana, ci sorprende per la persistente insistenza nel sollevare il problema del destino degli embrioni crioconservati indicando come unica soluzione l’APN (adozione per la nascita).

Come già abbiamo affermato nel nostro comunicato su IL PROBLEMA ETICO DEGLI EMBRIONI CRIOCONSERVATI la posizione dell’AIGOC è molto distante da quella espressa dal Presidente nazionale dell’Associazione Scienza e Vita ed è motivata oltre che dai motivi scientifici (scarsa sopravvivenza degli embrioni scongelati: solo 4 – 6 nati vivi su 100  embrioni scongelati), bioetici (accettare l’Adozione Per la Nascita significa accettare la fecondazione eterologa per la coppia, accettare la maternità surrogata nei casi di impossibilità della gestazione da parte della donna adottante, correre il rischio dell’estensione dell’istituto dell’adozione ai single …) ed anche realistici – come riconosce lo stesso Presidente di Scienza & Vita – cioè che le donne disponibili ad adottare embrioni crioconservati siano pochissime e che migliaia e migliaia di embrioni per quanto adottabili non saranno adottati .

Per cui la motivazione ripetutamente e fortemente addotta per giustificare l’APN “il riconoscimento dello statuto dell’embrione”  – per quanto anche da noi auspicato – ci sembra poco convincente ed ingenua, perché sempre limitandoci al linguaggio di uso comune oggi – e non bisogna mai illudersi che le parole nella Babele in cui viviamo hanno per tutti lo stesso significato che noi diamo ! – il termine adozione non è esclusivamente usato per le persone, ma si adottano i cani, si adottano i gatti, si adottano i panda, si adottano i monumenti, si adottano gli alberi, … , quindi il semplice uso anche giuridico del termine  adozione degli embrioni crioconservati non significherebbe automaticamente riconoscimento dello statuto dell’embrione!

Nell’ultima relazione del Ministro della Salute al Parlamento sullo Stato di attuazione della legge contenente norme in materia di Procreazione Medicalmente Assistita (Legge 10 febbraio 2004, n. 40, articolo 15) notiamo che dei 139.173 ovociti fecondati a fresco (tab. 3.37) solo 103.526 embrioni sono stati trasferiti in utero (tab. 3.67) e 16.280 crioconservati (tab. 3.48), mentre degli altri 19.367 zigoti (ovociti fecondati) il Ministro Balduzzi non ha fornito alcuna notizia: che fine hanno fatto?  I Centri li hanno già trattati come mero materiale biologico? Possono oggettivamente documentare che fine hanno fatto questi concepiti?

Quanto sopra riferito e la richiesta del Tribunale di Firenze alla Consulta di annullare il divieto di utilizzare per la ricerca gli embrioni malati o abbandonati e, come tali, “scartati” dal processo di procreazione medicalmente assistita, rendono evidente a quanti ancora non lo vogliono comprendere l’improcrastinabile necessità di vigilare su quanto avviene nei centri in cui viene attuata la riproduzione umana in vitro emanando linee guida dettagliate, chiare e non soggette ad interpretazioni di comodo.

Otto anni di applicazione della legge 40/2004 sono più che sufficienti per capire come arginare con le linee guida ministeriali gli abusi fin qui compiuti e non perseguiti.
E’ molto semplicistico – ad esempio – affermare che l’aumento costante del numero delle coppie che vengono indirizzate ai centri di fecondazione in vitro sia dovuto ad un aumento della sterilità coniugale e non prevedere nelle linee guida criteri oggettivi (copie cartelle cliniche, referti di esami di laboratorio, strumentali, ecografiche, …) che comprovino il rispetto dell’art. 1 comma 2. Il ricorso alla procreazione medicalmente assistita è consentito qualora non vi siano altri metodi terapeutici efficaci per rimuovere le cause di sterilità o infertilità ed appositi regolari controlli per verificarne la regolare osservanza. Alcune coppie – come quella che si è rivolta alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo o quella che si è rivolta al Tribunale di Cagliari per essere autorizzate a fare la diagnosi pre impianto avevano violato la legge 40/2004 perché non erano affette da sterilità o infertilità coniugale eppure i Giudici invece di applicare la legge si sono trasformati in legislatori autorizzando un ulteriore violazione della stessa legge, cioè la diagnosi pre impianto.

Di fronte all’incremento notevole e crescente degli embrioni crioconservati, che il più delle volte sono destinati a giacere per molti anni nell’azoto liquido è indispensabile ed improcrastinabile stabilire:
1-    quali sono i criteri clinici obiettivi e documentabili che indicano la necessità di fecondare un numero di ovociti superiore a quello che si intende trasferire in utero in un unico impianto, cioé definire che cosa si intende per “un numero di embrioni superiore a quello strettamente necessario” , in particolare necessario a chi ed a che cosa? ;
2-     stabilire l’obbligo di farsi impiantare comunque entro un preciso lasso di tempo che tiene conto dell’età della donna – anche se il primo trasferimento si conclude con la nascita di uno o più bambini – tutti gli embrioni che nel consenso informato autorizza a produrre, che va assunto nell’esprimere il consenso informato per cui in mancanza di questo impegno la coppia non può essere ammessa alla Fecondazione in Vitro;
3-    precisare che il costo della crioconservazione è a carico della donna/coppia che la richiede.
Al Ministro Balduzzi chiediamo ufficialmente di fare tutto il possibile per arginare la strage di concepiti prodotta  ogni anno in numero crescente dalla fecondazione in vitro.

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L’A.I.G.O.C. per il rispetto e la tutela di tutti i concepiti

 

zigoteCOMUNICATO STAMPA N.1/2013 del 10 Gennaio 2013

Il Consiglio Direttivo dell’AIGOC saluta con favore il rilancio della Campagna Europea “UNO DI NOI“, che ha come obiettivo il riconoscimento giuridico della dignità di persona del CONCEPITO fin dal primo istante della sua esistenza e quindi il rispetto e la tutela di tutti gli embrioni umani in tutte le Nazioni Europee.

Riconosce, però, che la bozza predisposta ed inviata ai MpV, ai CAV ed alle altre Associazioni, Gruppi e Movimenti Ecclesiali non soddisfa pienamente i criteri di riconoscimento e tutela della dignità umana di tutti gli embrioni in quanto non viene fatta alcuna richiesta di tutela e di rispetto per gli embrioni prodotti con la fecondazione in vitro, che – com’ è a tutti noto – espone ad un altissimo rischio di morte circa il 90 % degli embrioni prodotti, per cui noi aderendo all’iniziativa chiediamo che nella bozza dell’atto giuridico venga aggiunta la frase “o la loro esposizione ad un’alta probabilità di morte come nelle procedure di fecondazione in vitro“  al punto i) e l), all’art. 31 nuovo, all’art. 16 (principi etici) ed all’art. 2 (obiettivi) così come nella bozza , che alleghiamo, abbiamo evidenziato in rosso. Tale sottolineatura è molto importante per l’azione educativa e culturale, che ci apprestiamo a svolgere in questa occasione, che sicuramente produrrà i suoi frutti anche se in campo legislativo europeo non troveremo l’accoglienza auspicata.

Siamo consapevoli che tale aggiunta incontrerà maggiori ostilità e resistenze, ma senza alcuna reticenza ci sentiamo di affermare che un impegno per la vita che ometta di sottolineare le stragi di concepiti, che in ogni parte del mondo, producono le fecondazioni in vitro, sia un impegno rinunciatario e molto parziale per la difesa della dignità e del diritto alla vita di tutti i Concepiti.

Invitiamo tutti i Soci ed  i Colleghi che condividono la nostra mission ad impegnarsi fattivamente per la buona riuscita di questa campagna e a rendersi disponibili a partecipare ad incontri per gli Adolescenti, i Giovani, le Coppie, le Famiglie e nei luoghi dove si formano i Presbiteri, i Religiosi, le Religiose, gli Educatori, gli Amministratori, i Politici e gli Operatori Sanitari e Sociali per far conoscere gli innumerevoli attentati alla vita nascente in atto in Italia, in Europa e nel mondo, che producono una spaventosa e crescente strage di concepiti.

 

ATTO GIURIDICO  “UNO DI NOI”

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