Nelle regioni italiane in cui i contraccettivi sono stati dispensati gratuitamente e nelle nazioni del mondo dove l’utilizzo dei contraccettivi è stato favorito, i tassi di interruzione delle gravidanze indesiderate non sono diminuiti, anzi la contraccezione e il numero di aborti sono aumentati in modo simultaneo. La contraccezione gratuita in Italia apporterà un beneficio per la salute delle donne?

Comunicato Stampa n.1 del 25 aprile 2023

La notizia data in un’intervista al Quotidiano Sanità dalla presidente del Comitato Prezzi e Rimborsi (CPR) dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), a pochi mesi dalla scadenza del suo incarico quinquennale ci lascia molto perplessi per il momento scelto e per la precisazione fatta da QS, che “Il ministero della Sanità, tuttavia, essendo l’Aifa un organismo indipendente, non avrà possibilità di intervenire sulla decisione.

Entrando nel merito della reale utilità di questo provvedimento per ridurre concretamente il numero di aborti volontari ex legge 194/1978, i dati offerti dalla stessa Aifa nella pubblicazione “L’Uso dei Farmaci Rapporto Nazionale anno 2021” dimostrano chiaramente che l’uso dei contraccettivi dal 2015 è in crescita senza la necessità di gravare ulteriormente le finanze dello Stato rendendo gratuito per tutte le età i contraccettivi estroprogestinici.

La figura riportata (tratta dalla pag. 195 del citato Rapporto) ci mostra chiaramente quanto prima affermato e ci permette di valutare la spesa fatta per il 2021, infatti moltiplicando la DDD/1000 ab(donne) al giorno per il numero di donne in età fertile nel 2021(11.965.446) e per 365 giorni si ottiene la spesa reale (138,5 x 11.965.446 : 1.000 x 365 x 0,50), che ammonta a €. 302.441.604, quindi la spesa prevista di 140 milioni di euro è volutamente molto sottostimata già per quanto riguarda il 2021 e lo sarà ancor di più se il numero delle donne che ne faranno ricorso aumenterà!

Se teniamo presente che solo nella Puglia (nel 2008) e nel Piemonte (nel 2018) gli estroprogestinici sono stati dispensati gratuitamente nei consultori familiari alle donne di età <26 anni o se disoccupate (esenzione ticket E02) o colpite dalla crisi (E99) nei 24 mesi successivi ad una IVG (Interruzione Volontaria della Gravidanza) e nei 12 mesi dopo il parto, ci rendiamo conto che la riduzione nel tempo del rapporto di abortività non è legata alla dispensazione gratuita degli estroprogestinici, ma al crescente numero delle fasce di popolazione femminile di età più avanzata (35-49 anni) e quindi meno fertili.

REGIONE Anno  2019 Anno  2020 Anno  2021
PIEMONTE 7,2 6,9 6,42
EMILIA ROMAGNA 7,2 6,7 6,42
TOSCANA 7,1 6,8 6,04
LAZIO 6,2 6,2 5,28
PUGLIA 7,1 6,4 6,28
ITALIA 5.8 5,4 5,17

Tab.1: Il numero indicato è riferito al rapporto di abortività, cioè la quantità di aborti effettuati, nel triennio 2019-2021, ogni 1000 donne di età compresa fra i 15 e 49 anni nelle regioni indicate e la media nazionale.

Per questi motivi riteniamo non legato a necessità obiettivamente sanitarie il tentativo di rendere gratuito e per tutte le età (15-49 anni) a fine mandato l’uso degli estroprogestinici di cui possono trarre vantaggio solo i produttori degli stessi.

Nella vicina Francia, che fa registrare una diffusione quasi a tappeto della contraccezione  (il 91% delle donne in età fertile dichiara di usare contraccettivi) gli autori dello studio realizzato dall’INED che correla l’aborto volontario con l’uso della contraccezione (Magali Mazuy, Laurent Toulemon ed Elodie Baril) affermano “Dal 1970 la diffusione di efficaci metodi di contraccezione ha permesso la diminuzione di frequenza di gravidanze non desiderate, ma quando si verificavano il ricorso all’aborto aumentava, fino a quando il numero totale di interruzioni di gravidanza non è più sceso”.

Anche i fautori della contraccezione di recente  sono stati costretti a riconoscere che la pillola, considerata il più efficace contraccettivo, in effetti ha un’efficacia solo del 91% e che il 24% (circa 15.000) delle 60.952 donne che si sono rivolte per abortire nel 2016 al British Pregnancy Advisory Service (Bpas), che riunisce circa 40 cliniche inglesi e che fornisce informazioni sulla “salute sessuale” e assistenza alle donne che decidono di abortire, usavano contraccettivi ormonali o IUD, ritenuti i più efficaci contraccettivi, e che oltre il 51% di queste donne usavano un contraccettivo. (Women cannot control fertility through contraception alone, says British Pregnancy Advisory Service The Farmaceyutical Journal/11 JUL 2017).

Il periodico dell’ Alan Guttmacher Institute for Planned Parenthood Federation of America, istituzione statunitense che promuove campagne a favore della contraccezione e dell’aborto, ha riconosciuto che “in sei paesi come Cuba, Danimarca, Paesi Bassi, Stati Uniti, Singapore e Repubblica di Corea, il numero degli aborti e l’uso della contraccezione sono aumentati in modo simultaneo.” (C. Marston, J. Cleland, Relationships between contraception and abortion: a review of the evidence in “International Family Planning Perspectives”, Mar 2003, 29 (1), 6-13) e da altri studi si evince che l’aborto è un naturale prolungamento della contraccezione.

È universalmente accertato, infatti, che c’è una notevole differenza di efficacia tra l’utilizzo tipico degli estroprogestinici (0,3% di gravidanze non desiderate nel primo anno di uso) e l’utilizzo pratico (9% di gravidanze non desiderate nel primo anno di uso).

Se a ciò aggiungiamo il fatto che secondo sec. GOLDZIEHER (Contraccezione ormonale pillole, iniezioni, impianti; CIC Int., 1992, pag.34) nelle donne che assumono la pillola nell’1% dei cicli l’ovulazione avviene lo stesso ci rendiamo conto che non è proprio opportuno sperperare il poco danaro pubblico per creare danni alla salute delle donne e non ottenere il risultato di ridurre significativamente e realmente il numero delle gravidanze interrotte.