DEMAGOGIA, RICERCA DI CONSENSI ELETTORALI

O PERSISTENTE VOLUTA NON CONOSCENZA DEI FATTI ?

 

Le dichiarazioni del Governatore del Veneto per giustificare e sostenere la violazione del diritto fondamentale all’obiezione di coscienza nel bando di concorso indetto dall’AUSL di Rovigo per il conferimento a tempo indeterminato di 2 posti di biologi per il servizio di procreazione medicalmente assistita dell’ospedale di Trecenta ci offrono l’occasione per fare una riflessione sia sull’obiezione di coscienza che sulla fecondazione extracorporea.
Come già affermato in occasione della vicenda del San Camillo di Roma sia il bando di concorso riservato ai non obiettori che la clausola in cui si specifica che l’eventuale obiezione di coscienza è “giusta causa di recesso dell’Azienda in quanto la prestazione lavorativa diverrebbe oggettivamente inesigibile, discriminano i cittadini in base ai loro convincimenti personali e violano palesemente la libertà del dipendente di fare obiezione di coscienza, prevista anche dall’art. 16 della legge 40/2004, quando il peso del lavoro svolto diventa psicologicamente insopportabile a causa del constatato altissimo numero di embrioni sacrificati per far nascere alcuni bambini e per il notevole stress psicofisico cui vengono sottoposte le donne che ricorrono alla fecondazione extracorporea. In uno Stato veramente democratico ciò è inconcepibile così come è assurdo che per soddisfare i desideri di alcune persone vengano sacrificati migliaia di vite umane innocenti.
Zaia afferma “Siamo per la vita. Questa Regione ha fatto da tempo la scelta di agevolare la procreazione assistita e su questa strada non si torna indietro, al punto che la garantiamo anche alle cinquantenni …”. Già nel nostro Comunicato stampa del 21 giugno 2011 abbiamo spiegato il perché non condividiamo questa scelta, oggi continuando Zaia ad affermare che “è per la vita” lo invitiamo a riflettere sui dati offerti dal Ministro della Salute nell’ultima relazione al Parlamento (30 giugno 2016) sull’applicazione della legge 40/2004, richiamando l’attenzione sui dati relativi al Veneto. Nella tabella in allegato sono riportati tutti i dati necessari ad una serena riflessione su quello che accade utilizzando la fecondazione extracorporea per avere un figlio ad ogni costo.
Se l’attenzione viene posta solo sui bambini che riescono a sopravvivere, la fivet può essere scambiata per un servizio alla vita, ma se si tiene conto dell’altissimo costo in vite umane innocenti pagato per ottenere un bambino in braccio ci si rende conto che la procreazione artificiale è in assoluto la prima causa di morte in Italia e nel Veneto!     Su  4.973 embrioni trasferiti in utero nel 2014 solo 487 (9,87%, cioè meno di 1 bambino su 10 embrioni trasferiti in utero) sono nati vivi, mentre 4.486 (il 90,21%) sono stati esposti a morte certa per soddisfare il desiderio di avere un figlio in braccio del 13,89% delle coppie trattate; 1.489 embrioni sono stati crioconservati, cioè destinati ad una morte differita nel tempo, e altre migliaia di embrioni sono stati scartati precocemente per un totale di 7.930 embrioni (il 93,86% di tutti gli embrioni prodotti e scongelati) nel solo anno 2014, anno in cui nel Veneto ci sono stati 5.472 aborti volontari.
 L’obiezione di coscienza per la legge 40/2004 è molto meno diffusa di quella per la legge 194/1978 per diversi motivi pratici tra cui il fatto che minore è il numero dei medici e del personale che può essere coinvolto nelle procedure della fecondazione extracorporea e che molti – come il governatore Zaia – ignorano l’altissimo suo costo in vite umane.  Quando viene presentata da operatori che già lavorano in questi servizi è motivata proprio dal fatto che lo stare al contatto con queste terribili realtà di morte, il constatare come la vita umana al suo sorgere viene trattata come un oggetto – come materiale biologico – che viene manipolato, selezionato e scartato se non perfetto, il constatare che  nella fecondazione eterologa viene negato ad alcune di queste nuove vite umane anche la possibilità di conoscere i suoi veri genitori genetici, lo stare al contatto quotidianamente con la sofferenza di tante donne e coppie che si sentono stimolate e trattate come fattrici diventa un peso insopportabile, che spinge i medici ed i biologi più sensibili a dire no a questa disumana e disumanizzante fabbrica di vite umane e ad avvalersi dell’obiezione di coscienza.
A questi professionisti, che hanno sperimentato sulla loro pelle che cosa significa produrre bambini in provetta, il Governatore Zaia vuole togliere la libertà di seguire il dettame della propria coscienza?
Il Governatore Zaia dopo aver preso coscienza dei frutti acerbi delle sue scelte ritiene ancora eticamente corretto sperperare il denaro pubblico per sottoporre ad inutili e costosi trattamenti donne in età avanzata, considerato che nel 2014 in Veneto il 43,36% dei cicli delle donne sottoposte a trattamento sono stati sospesi prima del trasferimento in utero degli embrioni (539 prima del prelievo e 969 dopo il prelievo ovocitario)?
La presenza di tanti piccoli centri pubblici sul territorio non produce eccellenza ma sperpero del denaro

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Al San Camillo di Roma si calpesta un diritto fondamentale per assumere due ginecologi di ruolo per fare sempre aborti volontari

La notizia riportata oggi dai mass media dell’assunzione a tempo indeterminato di due ginecologi non obiettori dopo apposito bando per “Dirigente Medico disciplina OSTETRICIA e GINECOLOGIA (da destinare al Settore del Day Hospital e Day Surgey) per l’applicazione della Legge 197/1978 – interruzione volontaria della gravidanza”, ci preoccupa e ci rattrista allo stesso tempo.
Prima di esporre i motivi della nostra preoccupazione ci sembra necessario ribadire – considerato che il Commissario ad acta Zingaretti ed il Direttore Generale D’Alba sembra che lo ignorino o fanno finta di non saperlo – che la legge 194/1978 non riconosce alle donne un “diritto” all’aborto volontario, ma consente loro di farlo gratuitamente e legalmente nelle strutture pubbliche a certe condizioni e se è impossibile superare le condizioni e le difficoltà che spingono la donna a chiedere l’aborto ( leggi articoli 1, 2, 4 e 5 della legge 194). E’ falso e strumentale affermare che ci sono due diritti che confliggono perché c’è solo il diritto costituzionale del medico di obiettare, riconosciuto anche esplicitamente dall’art. 9 della stessa legge 194/1978, che viene dispoticamente calpestato.
Il carico di lavoro medio dei ginecologi non obiettori nel Lazio è di 3,2 ivg/settimana (min.0,7 e max 7 ivg/settimana), la percentuale di ginecologi obiettori 78,2%, la percentuale del tempo di attesa tra 22-28 giorni l’11,3%.
Dimostrato con i dati offerti dall’ultima relazione al Parlamento del Ministro della Salute, che riporta la copia del pronunciamento definitivo del 6 luglio 2016 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa che ha respinto la denuncia presentata in data 17 gennaio 2013 dalla GGIL contro l’Italia in merito alla mancata applicazione della legge 194/78 riguardo all’accesso ai servizi IVG in relazione all’esercizio del diritto all’obiezione di coscienza degli operatori sanitari, che non esiste la necessità di un siffatto bando di concorso, illegale ed incostituzionale, dal momento che in caso di necessità – come ha affermato la stessa ministro Lorenzin – si può ovviare ad eventuali necessità con la mobilità del personale, le paventate clausole contrattuali, di cui si vanta il Direttore Generale, calpestano ulteriormente il diritto fondamentale di ogni persona di obbedire alla propria coscienza e limitano la libertà dei medici di esercitare la propria professione secondo scienza e coscienza e di avvalersi dell’obiezione di coscienza quando diventa insostenibile per la loro coscienza il peso dei numerosi bambini cui hanno impedito di vivere e di vedere la luce del sole.
L’alta percentuale di ginecologi obiettori – bisogna avere il coraggio di riconoscerlo! – è motivata proprio dal fatto che tutti i medici sanno bene che chi viene eliminato con l’aborto volontario è un bambino, che magari qualche ora o qualche istante prima hanno visto muoversi sullo schermo dell’ecografo.
L’altra verità, che chi tenta di fare queste forzature amministrative, deve avere il coraggio di riconoscere, è che loro non considerano più – o non l’hanno mai considerato anche se più volte declamato – che l’aborto è un dramma per la donna, la coppia, la famiglia e la società tutta. Se considerassero l’aborto un vero dramma non creerebbero degli abortifici come il settore citato nel bando di concorso e sarebbero ben lieti di avere nei consultori pubblici più medici obiettori per poter offrire alle donne tentate di abortire l’aiuto necessario per superare le difficoltà che le spingono a chiedere l’aborto come espressamente indica l’art. 2, 4 e 5 della legge 194/1978, né obbligherebbero i pochi ginecologi (5% nei 99/150 Consultori del Lazio che hanno inviato i dati) con la complicità dei giudici del TAR a fare la certificazione per l’aborto, che – lo ribadiamo – è un documento indispensabile per la donna per potersi recare dopo 7 giorni di riflessione ad abortire e come tale rientra tra le procedure e le attività specificamente e necessariamente dirette a determinare l’interruzione della gravidanza da cui è esonerato il medico che si avvale dell’obiezione di coscienza ai sensi dell’art. 9 della legge 194.
Ci spiace doverlo constatare, ma il comportamento di questi amministratori e quello dei Parlamentari dello stesso partito in Parlamento sul ddl sul consenso informato e le disposizioni anticipate di trattamento dimostrano chiaramente l’indole totalitaria, dittatoriale, che non ci aspetteremmo da un partito che si chiama democratico, e la volontà di ridurre il medico a puro esecutore delle loro volontà sacrificando tutto il patrimonio di cultura scientifica, umana e solidaristica che da sempre contraddistinguono la nostra professione.

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NO ALL’UCCISIONE DEI NEONATI PREMATURI O DISABILI

NO ALL’UCCISIONE DOPO LA NASCITA DEI BAMBINI CON MALATTIE GENETICHE E/O

MALFORMAZIONI SCAMPATI ALLA SELEZIONE EUGENETICA DELLA DIAGNOSTICA PRENATALE

Il Consiglio Direttivo dell’AIGOC, riunito a Roma, prendendo in esame il testo unificato deIla proposta di legge in materia di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento, che entro la fine del mese sarà esaminato in aula dalla Camera dei Deputati, sente l’urgenza di manifestare il pieno dissenso dell’AIGOC nei confronti di questa proposta di legge, che di fatto legalizza esplicitamente l’uccisione dei minori e degli incapaci per decisione dei loro genitori e dei loro tutori e calpesta completamente la figura e la missione del medico, che viene ridotto a semplice esecutore delle volontà altrui e costretto a compiere azioni che porteranno alla morte dei pazienti affidati alle sue cure senza la possibilità di obbedire alla sua coscienza e di appellarsi alle autorità giudiziarie.

Come ostetrici e ginecologi – in particolare – sentiamo il dovere di sottolineare come l’art. 2 permette l’uccisione dei neonati prematuri o disabili.

Si tratta di una “categoria” di potenziali vittime dell’eutanasia su cui l’attenzione è concentrata da molti decenni: il cosiddetto “Protocollo di Groningen non è affatto vero che riguardi solo casi estremi. La proposta dei pediatri olandesi Verhagen e Sauer consiste, nella soppressione dei bambini in spregio anche alle più elementari norme di deontologia medica. Essi classificano i candidati alla soppressione in tre ampie categorie.

La prima categoria include bambini che non hanno possibilità di sopravvivere e muoiono dopo poco tempo dalla nascita, malgrado le migliori cure cui sono sottoposti. È lecito chiedersi se, di fronte a questi casi, sia necessario abbreviare ancor più il loro così breve affacciarsi alla vita anticipandone la morte?

Il secondo gruppo comprende bambini che hanno una prognosi sfavorevole e sono dipendenti da terapie intensive. Essi possono sopravvivere, ma le aspettative circa le loro condizioni future sono molto tristi. Si tratta principalmente di bambini con gravi danni cerebrali e di organo che, se sopravvivono dopo il periodo di terapia intensiva, hanno una prognosi estremamente negativa e una povera qualità di vita.

Infine, il Protocollo individua un terzo gruppo di pazienti con prognosi senza speranza, per i quali sia i genitori sia esperti medici ritengono soffrano in misura intollerabile. Essi non sono dipendenti da una terapia intensiva, ma per loro è prevedibile una qualità di vita molto infelice associata a sofferenza, senza speranza di miglioramento.

Si fa lo specifico esempio dei portatori di spina bifida costretti spesso a subire molti interventi chirurgici.

In effetti, l’eliminazione dei neonati disabili è perfettamente coerente con l’ideologia eugenetica ed eutanasica: i nuovi soggetti vengono immediatamente eliminati se non corrispondono al “modello” utile alla società.

Dal punto di vista giuridico, la soluzione più “semplice” per ottenere il risultato perseguito è di far decidere i genitori – ovviamente influenzandoli nella loro decisione con la previsione di scarse possibilità di successo e di futuri problemi derivanti dall’avere dei figli disabili.

Ebbene: a norma dell’art. 2, i genitori potranno decidere di non far intraprendere manovre di rianimazione neonatale e di far sospendere qualsiasi trattamento intensivo (incubatrici ecc.).

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SI RIDUCE LA PUNTA DELLICEBERGABORTO,CONTINUA A CRESCERE LABORTO EUGENETICO 

E  NEL 2014 SI REGISTRA LA MORTE DI DUE GIOVANI DONNE

 

UNA RIDUZIONE NUMERICA SOLO APPARENTE: La relazione sull’applicazione della legge 194/1978, presentata dal Ministro della Salute al Parlamento e resa pubblica il 15 dicembre per la prima volta offre i dati definitivi relativi a due anni solari il 2014 e 2015, evidenzia una reale diminuzione, già iniziata nel 2013, del numero degli aborti volontari fatti in Italia secondo le procedure previste dalla legge 194 (nel 2014 ci sono stati 6.182 aborti in meno rispetto al 2013; 8.939 aborti in meno nel 2015 rispetto al 2014), ma la contemporanea notevole diminuzione del numero dei nati vivi (473.461 nel 2015) e del tasso di fecondità (35,4 nati vivi/1.000 donne di età compresa fra 15 e 49 anni) ci inducono ad affermare – come ripetiamo da anni ! – che la diminuzione degli aborti provocati è solo apparente: è la punta dell’iceberg-aborto, cioè gli aborti fatti secondo la legge 194/1978, che si rimpicciolisce mentre la massa sommersa aumenta a dismisura. La stessa ministro Lorenzin a pag. 1 della relazione afferma “ Il maggior decremento osservato nel 2015, in particolare tra il secondo e terzo trimestre, potrebbe essere almeno in parte collegato alla determina AIFA del 21 aprile 2015 (G.U. n.105 dell’8 maggio 2015), che elimina, per le maggiorenni, l’obbligo di prescrizione medica dell’Ulipristal acetato (ellaOne), contraccettivo d’emergenza meglio noto come “pillola dei 5 giorni dopo”. I dati offerti dalla fig. 1 a pag. 11 della relazione ci dimostrano che gli aborti prodotti dalle 145.101 confezioni di ellaOne acquistati nel 2015 hanno prodotto molti più aborti (almeno 27.424 considerando un tasso di concepimento del 20%) di quelli registrati in meno nello stesso anno (8.939)! A questi vanno aggiunti gli aborti provocati dalla pillola del giorno dopo (Norlevo), dalla spirale (IUD), dalle pillole e.p. e dai progestinici nelle varie formulazioni.

EUGENISMO DI STATO: l’altro dato allarmante è la continua crescita registrata nel 2014 e nel 2015 degli aborti tardivi (dopo la 12 settimana) , che dai 4.064 del 2013 sono diventati 4.312 nel 2015 (5 % di tutti gli aborti, cioè si sono decuplicati rispetto allo 0,5% del 1981), 2.860 dei quali sono stati fatti dalla 16^ settimana in avanti e di questi 1.044 oltre la 21 settimana.

DUE GIOVANI DONNE (35 E 37 ANNI) MUOIONO DABORTO VOLONTARIO: la contemporanea presentazione dei dati del 2014 e del 2015 nella stessa relazione annuale ha fatto passare in secondo ordine la notizia della morte delle due giovani donne per aborto volontario, la stessa ministro nelle sette pagine di presentazione non ne accenna minimamente. Non vogliamo entrare nel merito delle questioni, ma ci sembra doveroso riflettere sul ricorso all’aborto farmacologico se non viene assicurata la permanenza in ricovero ospedaliero per tutta la durata del trattamento fino all’espulsione dell’embrione ed il controllo della completa uspulsione delle membrane amniocoriali come più volte raccomandato dall’Istituto Superiore della Sanità e dalla letteratura “Le evidenze disponibili in letteratura indicano che l’interruzione di gravidanza farmacologica si caratterizza per un profilo di sicurezza inferiore rispetto al metodo chirurgico, con una mortalità almeno dieci volte maggiore, a parità di epoca gestazionale. Alcuni eventi avversi associati all’impiego dell’aborto medico esordiscono a distanza di tempo dalla procedura, insorgendo subdolamente e progredendo rapidamente verso l’exitus. ……”(PROMED GALILEO -Aborto farmacologico mediante mifepristone e misoprostol – Italian Journal of Gynaecology & Obstretics , Gennaio-Marzo 2008- vol. 20 n.1 pagg.43-68). Un altro punto su cui sarebbe opportuno riflettere – visti i problemi segnalati dai colleghi ostetrici ed anestesisti – è se un’interruzione volontaria di gravidanza possa essere considerata completata dal medico o dal servizio che la esegue con l’accertamento ecografico della morte dell’embrione/feto.

L’OBIEZIONE DI COSCIENZA NON CREA ALCUN PROBLEMA: la relazione ampiamente dimostra che ci sono anzi medici non obiettori che non eseguono alcun aborto volontario e che la media di aborti volontari è di 1,6 per medico non obiettore impiegato nei servizi di IVG per 44 settimane/anno (pag. 5 relazione).

BASSA ABORTIVITÀ DELLE MINORENNI: rimandiamo al comunicato stampa n. 5/2015 nel quale abbiamo ampiamente chiarito la situazione.

PREVENZIONE DELLABORTO VOLONTARIO: ribadiamo quanto ripetutamente da noi affermato e rimandiamo gli interessati alla lettura del nostro comunicato stampa n. 1/2016.

DATI ANCORA INCOMPLETI ED ECCESSIVO RICORSO ALLA PROCEDURA DURGENZA: Anche se notiamo nel 2015 una maggiore accuratezza nella raccolta dei dati riteniamo inaccettabile che in 2.068 donne non venga rilevata l’epoca gestazionale in cui viene fatto l’aborto volontario e che risulti “confermata la tendenza all’aumento del ricorso alla procedura d’urgenza: è avvenuto nel 16.7% dei casi nel 2015, nel 14.7% nel 2014, rispetto al 12.8% del 2012 e all’11.6% del 2011. Percentuali superiori alla media nazionale si sono osservate, come negli anni passati, in Puglia (32.1%), Piemonte (30.0%), Toscana (23.1%), Emilia Romagna (22.5%), Lazio (24.2%) e Marche (17.4%)” (pag. 3 relazione), tra l’altro la relazione non fornisce i motivi della dichiarata urgenza.

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IL VERO INSULTO  E’ L’ARROGANTE PRESUNZIONE DI CHI SI ERGE A DIFENSORE

DELLE DONNE PRIVANDOLE DELLA LORO DIGNITA’

 

Ci addolora, ma non ci sorprende, leggere titoli come questo “Tutti contro il fertility day: è un insulto alle donne”, perché sono il segno inequivocabile dello stato di degrado in cui ci ha condotto la diffusione di una cultura individualista ed utilitaristica sostenuta ed incoraggiata da leggi dello Stato che di fatto riconoscono più forza e valore ai desideri che ai diritti fondamentali dell’uomo.
Il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ribadisce “Lo slogan del Fertility Day é conoscere per essere libere di scegliere, non é nostra intenzione fare una campagna per la natalita’ ma fare prevenzione perché l’infertilità é una questione di Salute Pubblica. E’ un problema in crescita che riguarda sia gli uomini che le donne. E’ stata individuata la necessità di informare le persone perché é emerso che spesso manca la consapevolezza dei tempi della fertilità, che varia a seconda delle età”.
La cartolina “La bellezza non ha età, la fertilità sì” non ha come l’altro slogan nulla di offensivo e/o di accusatorio nei confronti delle donne e delle coppie, ma in modo efficace richiama un’inesorabile verità naturale e scientifica, che nessun medico in buona fede può smentire e che i dati resi noti ogni anno sull’applicazione della legge 40/2004 impietosamente mettono sotto gli occhi di chi legge le relazioni ministeriali. Evidentemente i parlamentari che hanno protestato e protestano non hanno mai letto o non leggono con la dovuta attenzione le relazioni ministeriali.
 Al coro delle proteste si accoda anche l’ammaliante Renzi, che invece di sostenere il Ministro della Salute in una campagna di corretta informazione scientifica tesa a preservare la fertilità umana ed a far risparmiare alle donne ed alle coppie tante sofferenze, delusioni (non dimentichiamo che nel 2014 solo il 16,54% delle coppie che hanno fatto ricorso alla fecondazione extracorporea ha avuto un figlio in braccio!), soldi (anche lo Stato inserendo nei LEA la fecondazione extracorporea sperpera danaro pubblico, che potrebbe utilizzare diversamente) ed il peso di avere sulla coscienza la morte di più figli esposti a morte certa o lasciati sospesi nel crioconservatore, fa finta di non sapere niente del progetto approvato dal Consiglio dei Ministri ed indica rimedi – indispensabili ed improcrastinabili assieme ad altri per contrastare il gelo demografico e per poter assicurare un minimo di stato sociale per i nostri figli – che in tutti questi mesi non si è mai preoccupato di proporre al Parlamento e di realizzare ricorrendo – se necessario – anche al “voto di fiducia”.
E’ triste constatare che mentre in ogni campo della medicina si può parlare e si ribadisce l’urgenza dell’informazione per la prevenzione quando questo viene fatto per preservare la fertilità, che è ancora strettamente connessa con la sessualità la verità scientifica deve essere taciuta perché contrasta con gli interessi economici ed ideologici di alcuni magnati, che vogiono gestire il mondo a loro piacimento!
Noi, che abbiamo sempre fatto informazione scientifica corretta e ci siamo messi a servizio della donna e della coppia per renderle veramente libere nelle loro scelte non possiamo che esprimere in questa occasione la nostra solidarietà al Ministro della Salute ed augurarci che assieme alle “cartoline” non cambi anche il contenuto e lo spirito indicato, cioè che il fertility day non si riduca – come alcuni vogliono ! – ad una vetrina espositiva delle tecniche di fecondazione extracorporea per tutte le età e per tutti i desideri.

 

Per visualizzare il COMUNICATO STAMPA N. 5 del 3 settembre 2016CLICCA QUI

Crioconservazione del tessuto ovarico

 

Abbiamo letto con molta attenzione la richiesta, che l’AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), la SIE (Società Italiana di Endocrinologia) e la SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) hanno incluso nelle Raccomandazioni sull’Oncofertilità presentate a Roma in un incontro con i giornalisti il 12 luglio u.s. .Mentre riteniamo molto importante richiamare l’attenzione del Ministro della Salute e dei Responsabili Regionali della Sanità sul come preservare la fertilità nelle donne e negli uomini under 40 affetti da patologia oncologica, che necessitino di trattamenti antineoplastici, rimaniamo sorpresi dall’unidirezionalità delle vie presentate e dall’apparato che si vuole impiantare , che non sempre è garanzia del raggiungimento nei tempi previsti degli obiettivi prefissati e dell’efficacia scientifica dei risultati sperati.
Per quanto riguarda le donne, che sono le più numerose ad avere bisogno di questi trattamenti ci sorprende non vedere indicato il trattamento principe, quello che scientificamente può essere definito tale perché permette di ripristinare nella donna dopo i trattamenti antineoplastici la sua fertilità e la sua capacità riproduttiva e che non richiede neanche di procrastinare i trattamenti antineoplastici.
Ci riferiamo alla crioconservazione del tessuto ovarico, che può essere reimpiantato nell’ovaio della stessa donna dopo il completamento dei trattamenti antineoplasici – anche a distanza di dieci anni ! – e che riprende a funzionare ciclicamente, a far maturare e liberare una cellula uovo matura, che può essere naturalmente fecondata (con un rapporto sessuale) e portare ad una gravidanza e ad un parto naturale.
Il prelievo del tessuto ovarico da crioconservare può essere fatto tempestivamente con una video laparoscopia e dopo poco tempo possono essere iniziati i trattamenti antineoplastici.

 

Per visualizzare il COMUNICATO STAMPA N 4 del 15 luglio CLICCA QUI

 

La fecondazione extracorporea nel 2014 fa registrare il numero massimo di embrioni sacrificati e crioconservati

 

Anche quest’anno la Relazione presentata dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin al Parlamento sull’attuazione della legge 40/2004 nell’anno 2014 oltre a confermare il triste primato, detenuto da 5 anni, cioè che le tecniche di fecondazione extracorporea rappresentano in Italia la prima causa assoluta, certificata, di morte degli embrioni umani, fa registrare una significativa impennata rispetto agli anni precedenti del numero di embrioni sacrificati, 149.950, 6.180 in più rispetto al 2013, e degli embrioni crioconservati, 28.757, 6.614 in più rispetto al 2013!
E’ bene ricordare che la nostra analisi dei dati forniti dalla relazione si limita alle tecniche di II e III livello, cioè alle tecniche di fecondazione extracorporea, che espongono a morte certa la stragrande maggioranza degli embrioni prodotti in laboratorio.

La tabella sopra riportata sintetizza l’andamento nel tempo degli effetti negativi della fecondazione extracorporea, che fa registrare un aumento costante delle coppie trattate (55.654), del numero totale degli embrioni sacrificati e di quelli crioconservati.
Per comprendere come si arriva ai 149.950 embrioni sacrificati bisogna andare a leggere la tab. 3.4.13 a pag. 106 della relazione, nella quale scopriamo che nel 2014 sono stati fecondati 170.629 dei 238.427 ovociti inseminati, ai quali vanno sommati i 16.536 embrioni scongelati (tab. 3.4.16 pag. 107) ed i 2.518embrioni formati dopo scongelamento di ovociti (tab. 3.4.25 pag. 116) e sottratti i 10.976 nati vivi ed i 28.757 embrioni crioconservati.
Questi 149.950 rappresentano l’altissimo costo in vite umane delle tecniche di fecondazione extracorporea, che le rende umanamente inaccettabili e che – purtroppo! – viene ancora poco considerato dai nostri Parlamentari, dal Ministro della Salute, dal Governo, dai mass media, da tanti medici e dagli educatori.
L’altro dato allarmante è la costante crescita del numero degli embrioni crioconservati, che nel 2014 è notevolmente aumentato fino a 28.757: è questo un segno evidente della poca considerazione che il Parlamento ed il Governo hanno della dignità di questi embrioni e dell’enunciato dell’art. 1 della legge 40/2004! Nel nostro opuscolo “Riflessioni osservazioni suggerimenti sui ddl presentati al Parlamento sulla PMA eterologa …” del 23 settembre 2014 a pag. 11 abbiamo scritto “anzi è necessario esplicitare nella legge
che dopo la sua entrata in vigore alla luce del crescente numero di embrioni crioconservati osservato dopo la sentenza della Corte Costituzionale, che ha ne eliminato il limite, La donna e la coppia per poter procedere ad una eventuale crioconservazione di embrioni devono espressamente sottoscrivere nel consenso informato che si impegnano a trasferire in utero gli embrioni prodotti in eccesso e crioconservati anche in caso di buon esito del primo trasferimento e/o di nascita in modo naturale di altri figli, a pagare le spese necessarie per tutta la durata della crioconservazione (il cui ammontare va valutato e dettagliatamente specificato nel consenso informato al quale va allegata la fotocopia del bonifico bancario in un apposito ccb del deposito anticipato della somma pari al costo di tre anni di crioconservazione)*. Nel caso di separazione e/o divorzio o rottura della convivenza per la donna/madre permane l’obbligo di procedere all’impianto degli embrioni crioconservati, che continuano ad essere loro figli anche se molto piccoli ed invisibili ad occhio nudo, mentre per l’uomo/padre permane l’obbligo di fornire tutti i mezzi di sostentamento necessari a questi figli come si conviene per i figli già nati comprendendo anche le spese della crioconservazione degli stessi. In caso di mancato trasferimento in utero di questi loro figli crioconservati alla coppia viene comminata la stessa pena prevista per l’abbandono di minori (art. 591 c.p.).”
Per visualizzare il COMUNICATO-STAMPA n3 del11luglio2016CLICCA QUI_

Rinnovato il Consiglio Direttivo dell’A.I.G.O.C.

 

 

L’Assemblea dei Soci convocata a Roma presso la Villa San Giovanni Battista in via Casale di San Pio V n. 1, ha rinnovato il Consiglio Direttivo dell’Associazione per il periodo 2016/2020 eleggendo il Prof. Giuseppe Noia, il dr. Angelo Francesco Filardo, il dr. Gian Franco Puggioni, il dr. Alberto Virgolino ed il dr. Alessandro Feo.
Il nuovo Consiglio Direttivo ha poi eletto Presidente il Prof. Giuseppe Noia, V.Presidente il dr. Angelo Francesco Filardo, Segretario il dr. Alessandro Feo, Tesoriere il dr. Alberto Virgolino.

La contraccezione non previene l’aborto volontario ma lo rende invisibile

 

Ci sorprende, ma non ci stupisce che andando dietro l’onda mediatica delle lamentazioni – ingiustificate, come ha affermato la stessa ministro della Salute e com’è facilmente verificabile leggendo la pag. 46 dell’ultima relazione al Parlamento del Ministro della Salute presentata il 26 ottobre 2015 – della CIGL accolte dal Consiglio di Europa senza prendere in esame i dati della relazione ministeriale prima citata, la AOGOI abbia sfruttato l’occasione per fare l’ennesima campagna a favore della contraccezione.
Rimandiamo alla lettura del nostro comunicato stampa n. 5/2015 per verificare l’infondatezza delle lamentele della CGIL e dell’inesistenza delle difficoltà ad abortire in Italia nei tempi previsti dalla legge 194, limitandoci in questo comunicato a dimostrare l’infondatezza di quanto sostenuto e nei modi indicati dall’AOGOI.
Da sempre i sostenitori della legge 194 e con loro buona parte delle Società Italiane di Ostetricia e Ginecologia hanno affermato e continuano ad affermare che la contraccezione previene l’aborto volontario, anche se fin dagli anni ’70 ci sono studi che dimostrano chiaramente che dove maggiore è la diffusione della contraccezione di pari passo aumentano anche nei giovani le gravidanze non cercate, il ricorso all’aborto volontario per interrompere la maggior parte di queste gravidanze e la promiscuità, cioè il numero dei partner cambiati nei tre mesi precedenti la ricerca.
Nella vicina Francia, che fa registrare una diffusione quasi a tappeto della contraccezione  (il  91% delle donne in età fertile dichiara di usare contraccettivi) gli autori dello studio realizzato dall’INED che correla l’aborto volontario con l’uso della contraccezione (Magali Mazuy, Laurent Toulemon ed Elodie Baril) affermano “Dal 1970 la diffusione di efficaci metodi di contraccezione ha permesso la diminuzione di frequenza di gravidanze non desiderate, ma quando si verificavano il ricorso all’aborto aumentava, fino a quando il numero totale di interruzioni di gravidanza non è più sceso”.
Questo studio conferma quanto Ch. Tietze affermava nel 1989 «Dato che gli aborti e la contraccezione comportano l’obiettivo comune di evitare nascite non desiderate e nascite che avrebbero avuto luogo in un momento inopportuno, esiste un’alta correlazione tra esperienza abortiva ed esperienza contraccettiva nelle popolazioni nelle quali si ha accesso tanto alla contraccezione come all’aborto, ed in quelle in cui le coppie hanno tentato di regolare il numero di figli e la distanza tra loro. In queste società le donne che hanno utilizzato contraccettivi si sottopongono più probabilmente ad un aborto rispetto a quelle che non li utilizzano. L’aborto da solo è un metodo inefficace di regolazione della fertilità, ma incrementa la sua efficacia nella misura in cui l’estensione dell’uso di metodi contraccettivi gli concede la funzione di misura di sicurezza utilizzano».
In particolare lo studio francese ci dice chiaramente che la diffusione della contraccezione ha fatto registrare in Francia un significativo aumento delle recidive, quelle che l’AOGOI vorrebbe ridurre!

 

Per visualizzare il COMUNICATO-STAMPA n.1del14aprile2016 CLICCA QUI

 

La corte costituzionale italiana legittima l’eugenismo di stato con il silenzio 

assenso del governo non costituitosi in giudizio

Il richiamo incompleto all’art. 6 della legge 194/1978, che «consente agli operatori sanitari di praticare l’aborto terapeutico – anche oltre il termine di 90 giorni dall’inizio della gravidanza – in presenza di “processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro”» con l’omissione della frase più importante del comma b “che  determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna , tra l’altro molto raramente rispettata in questi 37 anni di applicazione della stessa legge 194/1978, ci fanno temere che la selezione sarà più ampia di quella che la Corte ci vuol far credere e che la diagnosi genetica pre impianto diverrà una procedura routinaria della fecondazione extra corporea con il conseguente aumento della schiera dei già numerosissimi embrioni sacrificati sull’altare del “figlio ad ogni costo … e sano”(143.770 nel 2013), che non solo non figureranno tra gli aborti volontari tardivi (ivg) che nel 2013 hanno raggiunto il 4,2% degli aborti volontari (4.064), ma faranno diminuire questo numero creando l’illusione che la selezione eugenetica – tanto deprecata quando la praticava Hitler od altri dittatori – non alberghi più in Italia mentre di fatto aumenta a dismisura, e di quelli sospesi a tempo indeterminato nel gelo (22.143 embrioni crioconservati nel 2013).
E’ veramente triste ed avvilente che sia sempre la Corte Costituzionale, che dovrebbe garantire lo spirito personalistico e solidaristico della Costituzione, a sancire la negazione del diritto alla vita dei più deboli – che pur riconosce “non riducibili a mero materiale biologico” con le sentenze dai giudici citate, che tendono più a garantire i desideri degli individui sotto le mentite spoglie di ipotetici “diritti civili”, che di fatto calpestano e svuotano di significato i “diritti universali dell’uomo” primo fra tutti il diritto alla vita, il cui pieno rispetto é fondamento di ogni società civile e di ogni paese degno di essere ancora chiamato democratico e della vera pace, ed ancor più avvilente è constatare ancora una volta l’assenza del  Governo, che non ha ritenuto opportuno intervenire in difesa della legge 40 perché evidentemente non solo condivide la selezione eugenetica ma la fa pagare anche ai contribuenti onesti inserendo la fecondazione in vitro nei LEA.
Per visualizzare il Comunicato_n.6 del 13 nov 2015.CLICCA QUI_

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